L’on. Nicola Bono, principale artefice della realizzazione dell’opera nella sua qualità di Presidente della Provincia Regionale di Siracusa, nel corso della cerimonia di inaugurazione cui ha partecipato, ha dichiarato:
“L’inaugurazione del Cavalcaferrovia non pone fine soltanto alla ultra quarantennale attesa dell’importante opera da parte dei rosolinesi, ma costituisce l’adempimento di un impegno che avevo assunto solennemente con la città di Rosolini all’indomani della mia elezione al vertice della provincia. Più che giustificata, quindi, la soddisfazione, ma sento anche il dovere di ricordare le difficoltà incontrate nella realizzazione di quest’opera, che è stata una vera corsa ad ostacoli, con l’handicap della “mala burocrazia”, in qualche caso pilotata dalla “mala politica”, sempre in agguato quando si tratta di bloccare opere per lo sviluppo civile e sociale.
Una corsa ad ostacoli che, secondo un facile calcolo, ha ritardato di non meno di un anno e mezzo l’inaugurazione odierna, visto che già nell’agosto del 2011 la sovrintendenza ai BB.CC.AA. di Siracusa aveva espresso parere favorevole al progetto e, a causa di un mai del tutto chiarito “ripensamento”, rimise tutto in discussione, incurante dell’espletamento ed aggiudicazione della gara d’appalto e, perfino, del contratto siglato.
Solo la determinazione dell’Amministrazione Provinciale e il suo ricorso alla giustizia amministrativa, restrinse solo ad un anno il blocco della procedura, ottenendo nell’agosto del 2012 la piena autorizzazione al progetto, confermando, nella sostanza, il parere di un anno prima. Ma si dovettero attendere per altri sei mesi i pareri di FF.SS. e Genio Civile, ottenendo il definito via libera dei lavori nella seconda metà del 2013.
Un anno e mezzo di ritardo è un fatto grave, ma in Italia è praticamente un record ottenuto solo grazie alla costante determinazione di una amministrazione che ha operato attuando il principio che le opere pubbliche si progettano, finanziano, appaltano e inaugurano, senza tempi morti, né ulteriori furbizie per nascondere interessi illeciti e manovre corruttive.
Rimane solo l’amarezza che per ogni opera che si inaugura, decine, se non centinaia, rimangono drammaticamente incompiute, a testimonianza dei limiti ormai insopportabili di un Paese che affoga nella corruzione e nella mala burocrazia, per responsabilità di un ceto politico nel suo insieme incapace di ripristinare trasparenza e legalità, se non addirittura complice.”