Ormai è chiaro: l’unico scopo di questo governo è restare a galla in attesa che la pausa d’agosto dia un po’ di respiro ai suoi timonieri in confusione mentale e crisi di consenso. Far finta di niente e negare l’evidenza delle contraddizioni interne.
E intanto nel Paese i problemi incombono e nessuno prova a risolverli. Incombono i rifiuti di Napoli, e sono una seria minaccia per la salute dei cittadini e per l’ordine pubblico. La prima cosa, semplice, che il governo dovrebbe fare è un decreto d’urgenza, in nome di una doverosa solidarietà nazionale, per liberare la città dai rifiuti. Ma non riescono a farlo per i ricatti della Lega.
Continuano a sfornare dati ottimistici sull’economia, ma la realtà è che il lavoro non c’è, gli investimenti mancano e la ripresa tarda a venire perché la fine della crisi non può arrivare dal cielo se manca il coraggio delle scelte. L’unica cosa che decidono è una nuova manovra da 45 miliardi, e quindi ancora tagli agli enti locali e ai servizi per i cittadini. Continuano a non voler prendere in considerazione una seria politica redistributiva, a non voler tassare le grandi rendite, ma promettono una riforma fiscale che non faranno mai, perché la matematica non è un’opinione e le contraddizioni fra interesse nazionale ed egoismi
localistici sono oggettivamente insanabili. Non ammettono gli errori perché rifiutano il confronto e confidano sulla propria impunità. Ciò che emerge dalla vicenda P4 è peggio di quanto potevamo immaginare: un sistema che si è alimentato di corruzione e clientelismo, inquinando gli apparati dello stato e le responsabilità pubbliche con la cultura dello scambio mafioso. Hanno già pronta un’altra legge bavaglio per metter tutto a tacere, ma non passerà, perché il paese si è svegliato dal torpore e dall’indifferenza, e pretende risposte. Fingono di non capire, ma il messaggio della primavera italiana è chiaro. Coi referendum i cittadini si sono espressi per un diverso modello di sviluppo fondato sui beni comuni e hanno detto che vogliono essere partecipi delle scelte che li riguardano. Dobbiamo essere in tanti a costruire il cambiamento se vogliamo sfrattarli da quelle stanze.
Lino Quartarone
Consigliere Regionale
ARCI SICILIA