Oggi i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Noto hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse a carico di:
– AVOLESE Giuseppe nato a Gela il 18.08.1978 e residente a pachino;
– FABBRI Santo nato a Siracusa il 28.05.1974 e residente in Pachino,
per detenzione illecita di armi clandestine e relativa vendita.
L’indagine coordinata dal Capo della Procura di Siracusa ha portato i carabinieri del Capitano Corradetti ad indagare su alcuni attentati con arma da fuoco e hanno consentito di dimostrare senza alcun dubbio la responsabilità negli attentati da parte degli arrestati ma hanno consentito di dimostrare come gli stessi fossero inseriti nel mercato illecito delle armi clandestine.
Nel corso delle indagini venivano attenzionate le posizioni di un soggetto molto noto ai carabinieri per il suo carattere violento e rissoso AVOLESE Giuseppe che in talune occasioni, essendo un piccolo venditore di arance, aveva avuto rapporti con commercianti Pachinesi. Estese attività di intercettazione telefonico-ambientale mostravano immediatamente come l’AVOLESE, nel rapportarsi con i commercianti pachinesi, con tracotanza, si permettesse di non pagare i beni acquistati, tenendo per sé le arance di maggior qualità e vendendo quelle peggiori.
I carabinieri, tenevano sotto stretto controllo l’Avolese e, dalle indagini, emergeva come questi era in contatto con soggetti dediti a reati contro il patrimonio (rapine e furti che i carabinieri sventavano con vari stratagemmi, come perquisizioni a sorpresa arresto e controlli del territorio al fine di continuare le indagini a carico dell’uomo).
L’AVOLESE, monitorato a lungo, appariva dedicarsi con i soldi guadagnati illegalmente ad attività illecite quali il procacciamento di armi e droga e si dimostrava persona di indole violenta, già condannata sia in primo grado che in appello per omicidio e che manifestava di voler ricorrere alla violenza senza motivo in diverse circostanze. Egli viene intercettato mentre si procura armi da NAVARRA Riccardo nato a Siracusa il 16.12.1983 e dal nipote ROMEO Vincenzo nato a siracusa 16.06.1990 entrambi residenti in Canicattini Bagni, arrestati su esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla magistratura Siracusana proprio a seguito delle indagini del nucleo operativo netino che portavano i carabinieri ad arrestare il 18 giugno 2009 nell’immediatezza i due fornitori per bloccare gli intenti malavitosi dell’AVOLESE. Durante l’esecuzione dell’ordinanza di custodia, durante la perquisizione personale e domiciliare, occultati in un pozzo nel fondo agricolo del NAVARRA venivano trovati, a riscontro alle indagini in atto, una pistola beretta 7.65 con matricola abrasa e relativo munizionamento, parti di pistola cal 9 e 280 grammi di marijuana.
Nell’ambito del procacciamento di armi entra in scena il FABBRI arrestato in data odierna unitamente all’AVOLESE (che era già detenuto in carcere per altra causa) . Egli è un incensurato con un passato da guardia giurata ed è un esperto di armi del tutto insensibile alla normativa vigente tanto che in alcune occasioni i carabinieri riscontrano come i due indagati si recassero nelle campagne pachinesi per allenarsi a sparare assieme al NAVARRA ed al ROMEO. Il FABBRI veniva a sua volta tenuto sotto controllo e monitorato mentre si offriva da tramite per la vendita di armi tra NAVARRA ed AVOLESE proponendosi come interlocutore privilegiato come emerge dalle intercettazioni telefoniche del 16 marzo 2009 quando i due parlando della vendita di una pistola , discutono del prezzo e del fatto che l’arma è nuova e ha 50 colpi pronti ed il FABBRI dice all’AVOLESE “senza offesa lo devo sapere Peppe …io per voi problema non ce n’è….se deve finire in qualche mano sbagliata ”. Questo stretto legame emerge di nuovo il 29 gennaio 2009 quando in un’altra conversazione il FABBRI spiega all’AVOLESE i vantaggi del porto delle pistole rispetto ai fucili a pompa , desiderati dall’AVOLESE ma che secondo il FABBRI sono poco occultabili.
Vi sono poi le conversazioni sulla possibile presenza di carabinieri e sul timore di un blitz da parte dei militari netini con conseguenti discussioni sulla necessità di aumentare i ricavi con l’aumento dei rischi di arresto.