la Suprema corte di Cassazione ha disposto il rinvio al Tribunale sorveglianza di Bologna perché riesamini la richiesta di scarcerazione di Totò Riina, motivandone meglio le ragioni del diniego. Una notizia che mi riapre la lacerante ferita del 29 settembre 1981, quando a San Giovanni Gemini (Agrigento) i killer non esitarono a sparare contro persone innocenti che si trovavano per caso all’interno di un bar, per uccidere Gigino Pizzuto, capo mandamento di Castronovo di Sicilia. Due le vittime innocenti che pagarono la malvagità di un uomo che oggi sembra si appresti a lasciare il mondo terreno: mio padre, Michele Ciminnisi, e il signor Vincenzo Romano .
Per quella strage, vennero condannati all’ergastolo, quali mandanti, Salvatore Riina e Bernando Provenzano. Ho impiegato molti anni prima di ottenere Giustizia. Anni di sofferenze, di processi, di sconfitte, di incoraggiamenti, come quando il Giudice Giovanni Falcone, prima di essere ucciso anche lui a opera degli stessi criminali, mi disse: “Giuseppe, tuo padre è morto innocente e tu otterrai Giustizia”. E in quella Giustizia io ho sempre creduto. Dinanzi la decisione della Cassazione ho rivissuto tutti quei momenti, il dolore per la morte di mio padre, lo sconforto delle assoluzioni, prima che si arrivasse alle condanne all’ergastolo.
Da familiare di vittima innocente di mafia, avrei agito d’impulso, in preda alle mie emozioni, a un dolore mai sopito. La mia risposta, alla “morte dignitosa” di un boss sanguinario sarebbe inequivocabile: No!
Così come, per mano sua o per sua decisione, questo diritto è stato negato alle vittime innocenti.
Ma voglio soffermarmi soltanto su un aspetto che prescinde dal dolore di noi familiari di vittime innocenti di mafia e di carattere morale.
L’eventuale scarcerazione di Riina, aprirebbe infatti un lungo dibattito in merito alla differenza di trattamento che avrebbe ottenuto rispetto altri criminali, ultimo dei quali, Bernando Provenzano, morto in carcere a seguito di condanne all’ergastolo.
Dopo aver assistito a un diverso trattamento tra le Vittime, finite con l’essere di serie A e serie B, lo Stato vorrà stilare anche una classifica tra criminali di Serie A e criminali di serie B?
Voglio augurarmi che non si possa arrivare a tanto, altrimenti si correrebbe il rischio di portare la gente a non credere più in quei valori di Giustizia, quella con la G maiuscola, che imparai dalle parole del Giudice Falcone tanti anni fa.
Giuseppe Ciminnisi
Coordinatore Nazionale Vittime di Mafia
Associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”