La cricca del malaffare che siede al governo del Paese ha perso ormai ogni barlume di pudore. Ne abbiamo avuti di ministri di dubbia competenza scelti solo in virtù della loro appartenenza politica, ma mai si era visto nominare un ministro col palese scopo di aggirare la giustizia. Nell’imbarazzo generale, si sono inventati un ministero nuovo di zecca, di cui nessuno capiva la necessità e le funzioni. Poi, non appena insediato, il nostro si è appellato alla legge sul legittimo impedimento, e allora si è capito che l’hanno fatto ministro solo per sottrarlo a un’imminente processo per appropriazione indebita. Ormai pensano di poter piegare le istituzioni ai propri interessi senza neppure doversi preoccupare di nasconderlo. L’indignazione di fronte a tanta arroganza del potere sarà un motivo in più per riempire le piazze del 1 luglio. Esponenti della cultura e dell’informazione, sindacati e associazioni, movimenti e partiti manifesteranno a Roma e in decine di città italiane ed europee contro il disegno di legge Alfano, l’ennesima truffa per sottrarre corrotti e corruttori al controllo democratico e all’azione della giustizia; una norma che ostacola il lavoro di polizia e magistratura, limita la libertà di informazione e il diritto di tutti a sapere e formarsi un’opinione.
Saremo in piazza contro i tagli alla cultura con cui il governo dell’ignoranza si prepara ad affossare la formazione e l’istruzione, il patrimonio artistico del Paese, gli strumenti del confronto critico e della circolazione delle idee. Quando uno Stato mortifica i diritti culturali colpisce al cuore la democrazia, perché priva le persone degli strumenti per esercitarla. Saremo in piazza perché si è passato il limite, ed è tempo di dar voce alla ribellione delle coscienze.
Nella degenerazione dell’etica pubblica, nell’interesse privato che rende tutto lecito, nel malcostume che diventa norma e incrina la fiducia dei cittadini, c’è la portata di una svolta eversiva: la rottura del patto costituzionale che questo governo considera uno scomodo intralcio e che invece per noi è fondamento della convivenza.
Lino Quartarone
Consigliere Regionale A.R.C.I. Sicilia