Amenta: “Non è solo un problema amministrativo ma anche politico per evitare l’affermarsi di un populismo senza senso che causerebbe la morte del sistema democratico e dell’accoglienza, oltre che delle imprese. Se la Regione è incapace a convincere l’Europa se ne assuma l’onere il Governo centrale”
Il tempo scorre inesorabilmente e non si hanno a tutt’oggi segnali di una presa di posizione chiara, determinante, inequivocabile, da parte del Governo regionale, nel chiedere all’Unione Europea, come più volte sollecitato da AnciSicilia, lo slittamento, rispetto alla data fissata del 31 Dicembre prossimo, per la rendicontazione dei fondi relativi al Programma Operativo FESR Sicilia 2007/2013.
Torna a dare l’allarme su un argomento a dir poco scottante il Vice Presidente di AnciSicilia, Paolo Amenta, Sindaco di Canicattini Bagni, proprio per i risvolti devastanti che esso avrebbe sul Terzo settore siciliano e sul Sistema produttivo, decretando la morte di centinaia di imprese (e con esse i lavoratori e le loro famiglie) impegnate nell’erogazione di servizi alle Pubbliche Amministrazioni e nei cantieri aperti in questi anni con i fondi europei, che ad oggi non sono in grado di poter chiudere la rendicontazione entro la fine di Dicembre, per tutta una serie di motivazioni, tra queste certamente i ritardi con i quali in Sicilia sono stati emanati i Bandi.
«Ho l’impressione che così facendo – dichiara con rammaricato il Vice Presidente Paolo Amenta – che l’obiettivo della politica siciliana non sia più quello di completare le opere ma di distruggere il sistema produttivo e con esso il futuro della Sicilia e delle sue giovani generazioni. Tutto ciò ci rattrista, perché in un momento di grande debolezza, con oltre 350 mila famiglie in fascia povertà relativa e 150 mila in povertà assoluta, il 60% di disoccupazione giovanile e oltre il 40% di disoccupazione generale, non si riesce a comprendere che se la Sicilia, proprio a causa delle difficoltà che le imprese e gli Enti stanno registrando nel chiudere le rendicontazioni dei fondi europei, dovesse restituire queste somme, oltre un miliardo e 200 milioni di euro, il crollo sarà generale.
E ciò – continua Amenta – nonostante le “irresponsabili” dichiarazioni dalla spiaggia di Tusa del Presidente della Regione che annuncia segnali di ripresa in Sicilia, di cui però nessuno si è accorto, né le famiglie in povertà, né i tanti disoccupati, né tantomeno imprese e lavoratori ad un passo dal fallimento. Ed il fallimento non sarà solo del sistema sociale e produttivo, ma generale, soprattutto della politica.
Perché, purtroppo, non si è ancora capito che se non salviamo i fondi europei, in un momento già disastroso per l’economia della Sicilia e della sua Regione, in ballo non ci sono solo problemi amministrativi, di continuità dei servizi, di tenuta dei conti degli Enti Locali, o di caduta delle imprese, ma soprattutto in discussione sarà l’intero sistema politico democratico.
Significa che la Sicilia sarà facile preda di populismi senza senso che difficilmente si sposano con il sistema solidale, dell’accoglienza e della programmazione, che seppur con qualche difficoltà in questi anni si sono costruiti. I risultati delle regionali francesi dovrebbero insegnare qualcosa, e la politica non può essere cieca sino a questo punto.
E allora – conclude il Vice Presidente Paolo Amenta – se il Governo regionale non ha la forza o le capacità di interloquire con l’Unione Europea, e prospettare lo scenario che la perdita dei finanziamenti del Programma Operativo FESR Sicilia 2007/2013 può causa, se ne assuma la responsabilità il Governo nazionale, il Presidente Renzi in prima persona, il partito di maggioranza. A meno che non si sia già deciso di togliere l’ancora alla Sicilia e abbandonarla al suo destino. Il che è ancora più grave e richiama tutti a nuove riflessioni».