Lo scorso 19 Luglio, nella sala conferenze del Palazzo della Provincia a Ragusa, si è svolto un incontro tra i rappresentanti del mondo delle istituzioni (parlamentari, Prefettura, Enti locali, Ordini professionali, Autorità di polizia e militari) e dell’associazionismo di categoria (imprenditoriale, sindacale, ambientalista), allo scopo di far ripartire il progetto dell’istituendo “Parco nazionale degli Iblei”. Al vertice ha preso parte anche il Circolo Legambiente “Sikelion” di Ispica, a mezzo del proprio Presidente e di due soci professionalmente competenti in tema di pianificazione territoriale, gli architetti Anna Alì e Stefano Marina.
Malgrado l’istituzione risalga, sulla carta, all’ormai lontana legge n. 222 del 29 novembre 2007 (di conversione del decreto legge n. 159, emesso nell’ottobre dello stesso anno), di fatto l’Ente non ha mai visto la luce a causa di un mix di burocrazia e miopia politica. Questi, in breve, i fatti.
In risposta ai suggerimenti che provenivano, sin dagli anni Novanta del secolo scorso, da associazioni ambientaliste e figure professionali qualificate (geologi, biologi, agronomi), nel 2010 la Regione Siciliana scelse di condividere i timori di una classe produttiva che era, all’epoca, poco sensibile alla ecosostenibilità dei propri investimenti. Ne seguì una bozza di perimetrazione affatto irragionevole sotto il profilo scientifico, che rischiava di vanificare lo scopo stesso del Parco. La galassia delle associazioni ambientaliste (Legambiente in testa) si affrettò quindi ad elaborare una controproposta, basandosi su criteri scientifici seri e su approfonditi studi della biodiversità iblea. A Palermo, tale progetto fu sostanzialmente accolto– sempre a livello di bozza – col conseguente abbandono delle ritrosieoriginarie.
Alla fine, dopo più di sei anni, la procedura sembrava essersi arenata, visto che il Ministero dell’Ambiente attendeva ancora che il proprio omologo sicilianoavanzasse una proposta formale, da vagliare e poi sottoporre alla firma del Presidente della Repubblica.
Ma, come suol dirsi, “meglio tardi che mai”. Se l’attuale perimetrazione fosse confermata, quello ibleo sarebbe il terzo parco nazionale per superficie. Esso consentirebbe la promozione dei prodotti agricoli ed enogastronomici d’eccellenza, attraverso la creazione di un marchio di qualità territoriale che ne aumenterebbe la riconoscibilità (e, quindi, il valore commerciale) in tutto il mondo. Inoltre, favorirebbe l’attrazione turistica con l’inserimento di Ispica, per la prima volta, in una “rete” strategica comprendente tutte e tre province del Sudest (Catania, Siracusa, Ragusa); con ulteriori chances di approdo della vicina Cava nel prestigioso paniere UNESCO.
«Fortunatamente – hanno dichiarato, al termine, i delegati tecnici di Sikelion – dieci anni non sono passati invano, dal momento che nel loro volgere si è assistito alla maturazione di una sensibilità nuova sia in capo agli amministratori che agli operatori economici, con i quali tutti, giorno 19, ci siamo trovati a discutere molto proficuamente. Nessuno dubita più del fatto che l’istituzione del Parco sarà una grande opportunità di crescita per tutto il nostro territorio e, proprio al fine di non perdere altro tempo prezioso, ciascuno di noi si è impegnato a far pervenire le proprie osservazioni non oltre il 12 agosto prossimo. Legambiente Ispica, in particolare, segnalerà che la bozza attuale lascia fuori aree importanti sotto il profilo naturalistico, come la Valle dell’Irminio, i canyon siti nel territorio di Scicli e, ad Ispica, i Pantani, le Cave Salvia e Martorina, nonché i versanti meridionali dei Colli Calandra e Carmine, con i relativi conventi».
Il Presidente, Josè Bellisario, ha comunque espresso soddisfazione: «Da ispicese – ha detto – questa vicenda mi rallegra per due motivi: in primo luogo, perché il nuovo Parco comprenderà, tra gli altri, anche il sito della “nostra” Cava, saldandosi con l’altopiano modicano e le Cave Palombieri e Prainito; in secondo luogo, perché esso sarà il frutto di quel governo “alternativo” del territorio, non imposivista ma attento al dialogo con i cittadini, che noi reclamiamo da tempo in relazione ad altre scelte strategiche, dalla gestione dell’ex Macello comunale al ripascimento a S. Maria del Focallo».
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dott. Ignazio Spadaro
Resp. Stampa e comunicazione
(tessera n. 128121)