Prima candelina per il Museo dei Mecenati del Barocco, allestito tra le stanze dell’ex Convento di Sant’Antonio e risultato di una sperimentazione fruttuosa in collaborazione tra Comune di Noto, Università di Catania, Casa di Reclusione di Noto e Cooperativa sociale Tempora.
Aperto tutti i giorni con un interessante numero di visitatori che sono accolti da operatori speciali, ospiti della Casa di Reclusione di Noto e che scontano una parte della loro pena restituendo un servizio gratuito alla collettività. Al suo interno è raccontata la storia delle famiglie nobiliari che hanno contribuito alla ricostruzione di Noto dopo il terribile terremoto dell’11 gennaio 1693.
In questo primo anno di attività, il Museo ha aderito alle giornate speciali di visite guidate (23 febbraio, 8, 9, 10 e 24 marzo), ha organizzato gemellaggi tra istituti scolastici e ospitato diverse serate di rappresentanza in occasione degli eventi che si sono svolti a Noto.
«Il Museo è un fiore all’occhiello per questa amministrazione comunale – spiega il sindaco Corrado Bonfanti – che riesce a trovare nel turismo non solo un’opportunità di crescita ma anche la possibilità di permettere l’inclusione umana in settori centrali dell’economia locale. Rappresenta anche il modello di sviluppo in cui crede la Cooperativa Tempora, che dell’inclusione sociale e solidarietà ne ha fatto sempre motivo principale della sua attività. C’è il momento dell’errore ma anche quello del riscatto. E quella che raccontiamo oggi è una storia di inclusione e riscatto».
Una “storia” che ad inizio anno attirò l’attenzione del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in vacanza in Sicilia: l’intuizione del sindaco Corrado Bonfanti e della sua Giunta venne ripresa sulla home page del sito internet del dicastero di via Arenulla e veicolata in tutta Italia come una “buona pratica che favorisce l’inclusione”.