Sabato 27 presso il centro congressi Frentani di Roma si è svolta l’assemblea nazionale di Sinistra Italiana. Presente anche una delegazione del circolo di Rosolini capeggiata dal segretario Corrado Fioretti componente anche della segreteria provinciale. Dopo aver preso parte al colloquio iniziale di congresso insieme ai vertici del partito, tra cui il segretario nazionale Nicola Fratoianni, sono stati aperti i lavori d’assemblea con la relazione finale.
“Viviamo una fase di grande complessità – afferma Fioretti -, il mondo è scosso dalla ventata neo-nazionalista, che parte dagli Stati Uniti di Trump, attraversa le democrazie autoritarie di Erdogan e Putin, riporta all’indietro le lancette della storia sudamericana, penetra nel profondo dell’Europa, conquistando l’Est e poi l’Italia.
La destra dimostra di sapersi riorganizzare in un mondo-mercato che resta globale, ma si dimostra incapace di autoregolarsi compiutamente. Ricostruisce vecchi confini o ne inventa di nuovi, riscopre la retorica muscolare e la bandiera, costruisce nuove identità per opposizione ad ogni diversità, fino a rimettere in discussione diritti e libertà che si credevano acquisiti.
La sinistra erede della Terza Via è spiazzata, schiacciata dai propri fallimenti e dall’aver compreso malamente e in ritardo che le promesse e le premesse della globalizzazione erano false.”
La stagione delle privatizzazioni, delle liberalizzazioni, dell’apertura indiscriminata alla circolazione di capitali e merci ha certo prodotto un’esplosione della ricchezza nominale, ma anche la sua concentrazione in mani sempre più ristrette. La finanziarizzazione dell’economia ha trasformato il capitalismo in una successione di cicli di crescita di gigantesche bolle speculative e di depressione conseguente alla loro esplosione. La crescita riguarda pochissimi, la depressione invece tutti gli altri. Questo modello economico e produttivo basato sulla depredazione delle risorse naturali e sui fossili accelera i cambiamenti climatici e sta portato l’umanità sull’orlo del baratro. La tecnica sfida la stessa umanità, grazie ai progressi nella biotecnologia, nella robotica, nell’intelligenza artificiale. In questo contesto la stessa democrazia entra in crisi, schiacciata dalla difficoltà a dare risposte ai bisogni elementari delle persone, a partire da reddito e lavoro, debole davanti ad un potere economico tanto più forte, quanto astratto e impersonale, sfidata da processi di disintermediazione, che mettono ogni leader in comunicazione diretta con il proprio popolo.
L’Italia, come altre volte le è accaduto, diventa di fatto un laboratorio politico nel campo occidentale.
Da maggio governa l’alleanza fra due forze che hanno in comune la totale estraneità rispetto all’impianto costituzionale della tradizione liberale e socialdemocratica. Lega Nord e M5S, pur senza fuoriuscire apertamente dalla Costituzione del ‘48, praticano infatti la politica come costante appello al popolo e inseguimento del consenso immediato, senza riconoscere alcun limite se non la propria auto-interpretazione del mandato elettorale. Lo si vede ogni giorno nel rapporto con le Autorità di garanzia, con le burocrazie pubbliche, con l’Unione Europea, con le stesse regole formali che dovrebbero sovrintendere la democrazia. A farne le spese sono i più deboli, primi fra tutti i migranti, costretti a subire un regime di diritto differenziato, che non appare del tutto fuori luogo definire di apartheid.
Come definire infatti la chiusura dei porti fuori da qualsiasi procedura, il cosiddetto decreto sicurezza, circolari ministeriali che impongono di fatto modifiche sostanziali all’interpretazione delle norme?
Anche per questo la Piattaforma Mediterranea/Nave Mare Jonio di cui facciamo parte rappresenta una straordinaria esperienza. Non solo sul terreno della solidarietà, su cui pure, si propone come una concreta pratica capace di rimettere al centro l’umanità contro il cinismo delle politiche che da troppi anni, si misurano con la grande questione delle migrazioni. Mediterranea è anche dimensione politica e culturale. Ed è cosi che va intesa anche rispetto alla nostra iniziativa. Uno spazio aperto nel quale incrociare esperienze e agire la fondamentale battaglia per ricostruire una contro-egemonia su una delle contraddizioni decisive di questo tempo.
Naturalmente non proponiamo questo come terreno esclusivo, e dobbiamo rilanciare l’iniziativa politica sui temi economici e sociali, a partire dall’opposizione alla legge di bilancio. Vogliamo essere chiari: non ci uniamo al partito dello spread e della lealtà a vincoli europei che riteniamo sbagliati e la cui logica abbiamo sempre combattuto. Un Governo democraticamente legittimato ha tutto il diritto di impostare la propria politica economica, a condizione naturalmente che lo faccia senza occultare al Parlamento e ai cittadini i termini esatti che la definiscono. Noi siamo peraltro convinti che l’Italia sia perfettamente in grado di onorare oggi e domani i propri debiti, anche prevedendo livelli di deficit più elevati di quelli attuali.
Tanto più riteniamo necessaria in questa fase storica una manovra espansiva, che vada nella direzione di ridurre le disuguaglianze e di restituire reddito e diritti a chi è stato duramente colpito dalla crisi.
Proprio per questo tuttavia non possiamo riconoscerci in una proposta come quella del Governo, completamente priva di qualsiasi elemento redistributivo. Siamo davanti a una serie confusa di misure, insufficiente sotto il profilo degli investimenti pubblici e della politica industriale, priva di elementi di lotta all’evasione fiscale, caratterizzata dall’ennesimo condono, fatta di tagli alla spesa pubblica e da un nuovo piano di privatizzazioni.
La versione abbozzata di Quota 100, pur apprezzabile come ogni misura che riduce il tempo di lavoro, coinvolge una platea ristretta e per un tempo che potrebbe essere limitato.
Il reddito di cittadinanza è un vero reddito di sudditanza, figlio di una visione paternalistica nei confronti dei poveri, visti come persone incapaci di gestire la propria vita e talmente vincolati alla necessità di accettare qualsiasi offerta di lavoro, da determinare di fatto l’ennesima misura finalizzata alla moderazione salariale.
Noi riteniamo invece che si dovessero reperire le risorse dove si sono accumulate, attraverso una patrimoniale sulle grandi ricchezze, intervenire sull’orario di lavoro (come recentemente proposto attraverso un disegno di legge dal nostro compagno Marco Grimaldi in Regione Piemonte) ridurre le spese militari, affrontare il tema del diritto alla casa, alla sanità e alla scuola pubblica, approntare un grande piano di assunzioni pubbliche, a garanzia della qualità dei servizi pubblici essenziali, rilanciare gli investimenti nella ricerca e nella manutenzione del territorio.
Per farlo tuttavia sarebbe necessario mettere in discussione il sistema di distribuzione e redistribuzione della ricchezza, che da troppi anni è regolato a solo vantaggio di chi ha di più. Sarebbe necessaria una sinistra forte e capace di scegliere senza esitazione di stare dalla parte di chi lavora per vivere e di chi è spinto ai margini, capace di adottare l’ecologismo e il senso del limite come lente con cui guardare il mondo, profondamente radicata nei valori di uguaglianza, giustizia e libertà di ogni essere umano.
Una sinistra che torni a riconoscere il conflitto e la sua organizzazione come motore della storia, che pratichi la solidarietà fra tutti gli espropriati, senza alcun cedimento al sovranismo nazionalista.
Abbiamo ritenuto che per rafforzare questo nostro intento si dovesse tentare la via dell’unità di tutte le sinistre, in alternativa al PD, alla destra e al M5S. Per questo un anno fa abbiamo dato vita a Liberi e Uguali.
Riteniamo che sia necessario in Italia e in Europa costruire un terzo spazio, alternativo alla coppia dell’austerità PPE-PSE e alle destre nazionaliste, in cui possano confluire tutte le forze di sinistra, civiche, ambientaliste che vogliano battersi per un mondo più giusto e solidale. Crediamo che questo processo possa trovare un primo momento di confronto politico nelle prossime elezioni europee e che si debba quindi da subito lavorare per renderlo possibile. Siamo convinti che oggi solo un progetto plurale, radicale e rinnovato nelle pratiche, nel linguaggio e nei volti possa ambire a contendere l’egemonia ad una destra pericolosa. Pensiamo che la collocazione naturale di questa coalizione sia quella delle sinistre europee e del Gue, ovvero il gruppo che, pur fra mille contraddizioni, si è battuto in questi anni con coerenza contro l’austerità e il neoliberismo. Questa scelta deve essere intesa e praticata come relazione aperta, capace di guardare ai nuovi movimenti europei di impegno civico e democratico e di interloquire attivamente con i verdi e gli ecologisti europei. Il risultato delle recenti elezioni in Baviera ci indica con chiarezza che non può esserci nuova Europa senza l’assunzione di una proposta forte capace di contrastare i cambiamenti climatici attraverso la riconversione ecologica dell’economia e del welfare. Bisogna quindi consolidare nel più breve tempo possibile la relazione fra noi e chi, venendo dall’esperienza di LEU, a partire dalle esperienze dei comitati territoriali sorti spontaneamente, sia interessato a condividere un percorso nella direzione che abbiamo indicato.
– Partecipare attivamente alla promozione del terzo spazio verso le elezioni europee, cominciando dalla condivisione di iniziative contro la Legge di Bilancio e il Decreto Sicurezza
– Proseguire e intensificare la campagna di sostegno, a cominciare dal suo finanziamento, alla piattaforma Mediterranea e a Nave Mare Jonio
– Costruire una campagna nazionale sulla riduzione del tempo di lavoro a parità di salario.