Le sale del Museo Gagliardi di Noto continueranno ad ospitare fino al 28 ottobre “Abstracta”, la mostra curata da Giuseppe Stagnitta, Giancarlo Carpi e Raffaella Bozzini che documenta il percorso innovativo dell’astrattismo italiano dai precursori futuristi agli ultimi esperimenti di street art dei più significativi artisti italiani contemporanei di questa corrente. La mostra doveva rimanere a Noto fino al 30 settembre ma le numerose richieste arrivate da tutta Italia e l’interesse crescente delle scuole siciliane hanno fatto slittare la chiusura al 28 ottobre.
La Mostra è patrocinata dal Comune di Noto ed inserita fra i Grandi Eventi della Regione Sicilia e costituisce di oltre 70 lavori, provenienti da Fondazioni, Archivi e importanti collezioni private, opere significative degli artisti storici italiani che dialogheranno con le opere dei contemporanei.
“Abstracta” descrive l’evoluzione dell’Astrattismo italiano, che nasce con i primi esperimenti di Giacomo Balla con una serie di quadri denominati “compenetrazioni iridescenti” del 1912 per passare all’astrattismo analogico dello stesso Balla, di Fortunato Depero, Julius Evola e in parte di Enrico Prampolini e Gerardo Dottori, nella seconda metà degli anni Dieci, fino alle sperimentazioni di Prampolini in chiave di “idealismo cosmico”, negli anni Trenta, con riflessi anche sulla produzione coeva di Arturo Ciacelli. L’esposizione presenterà poi gli artisti che negli anni Trenta descrissero l’elaborazione astratta intorno alle teorie di Kn di Carlo Belli, tra Milano e Como, Carla Badiali, Alberto Magnelli – questi secondo una personale inclinazione all’astrazione risalente agli anni Dieci – Fausto Melotti, Mario Radice, Mauro Reggiani, Manlio Rho, Atanasio Soldati, Luigi Veronesi.
Nel complesso clima dell’immediato dopoguerra, fino a tutti gli anni Cinquanta, la mostra procede per decenni intersecando gli esponenti dei due principali gruppi astrattisti dell’epoca, Forma e MAC, Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Achille Perilli, Giulio Turcato, Antonio Sanfilippo, e, per il MAC, tra Milano, Torino e Firenze, Gianni Bertini, Annibale Biglione, Oreste Bogliardi, Enrico Bordoni, Angelo Bozzola, Nino Di Salvatore, Albino Galvano, Jean Leppien, Mario Nigro, Ideo Pantaleoni, Adriano Parisot, Bruna Pecciarini, Regina, con la produzione coeva di alcuni astrattisti fondatori dell’Art Club, Enrico Prampolini, Joseph Jarema, fino ad alcuni esponenti dello Spazialismo, Lucio Fontana, Roberto Crippa, e alle espressioni di artisti più anziani di ascendenza figurativa come Corrado Cagli e Quirino Ruggeri, fino ancora al principale esponente di Origine, Giuseppe Capogrossi, con una apertura verso l’informale di Afro Basaldella, nonché verso il percorso originale, tra informale e astrazione lineare, di Bice Lazzari. Nella parte dedicata agli anni Sessanta, vengono delineate le ulteriori proposizioni astrattiste del Gruppo 1, Gastone Biggi e Achille Pace, fino alle esperienze, tra Sessanta e Settanta, dell’arte cinetica e ottica, da Getulio Alviani ad Alberto Biasi a Grazia Varisco. Tra Sessanta e Settanta, la mostra presenta anche le declinazioni di pittura analitica o “radical painting” di Claudio Verna, Paolo Cotani e Marcia Hafif, e l’astrazione fenomenica di Michele Cossyro.
Come ponte verso le espressioni di Street art astratta più recenti, situate entro coordinate post-pop, la mostra presenta l’Astrattismo pop di Davide Nido, Roberto Pan, Alberto Parres e Veronica Montanino. Fino agli ultimi esperimenti di astrattismo nella Street Art con 108, GUE’, CT, Etnik, Moneyless, 2501, Sten Lex, Alberonero, Ligama, Tellas e Bros.