Incapaci, cinici e spudorati
Quando il corso della storia ha improvvise accelerazioni, servono classi dirigenti all’altezza delle scelte da compiere. Non è così
nell’Italia di oggi. Di fronte alle grandi trasformazioni che investono il Mediterraneo, il nostro ruolo è pressoché nullo, mortificato da un governo senza politica estera, oscillante fra l’avventura militare e l’azione diplomatica nel goffo tentativo di trovare un posto a rimorchio dei potenti. E che dire della scandalosa gestione degli sbarchi a Lampedusa? Migliaia di profughi accalcati in condizioni disumane e smistati senza un criterio: chi spedito nei centri d’accoglienza, chi indotto a presentare domanda d’asilo
senza alcuna informazione, chi rinchiuso in un centro di detenzione senza poter fare, pur volendolo, richiesta d’asilo. E tutti additati all’opinione pubblica col marchio di clandestini. Lampedusa sta esplodendo, se la situazione non è ancora degenerata lo si deve solo al buon senso e alla generosità degli isolani. Non c’è solo improvvisazione e inefficienza in questa storia, c’è anche la cinica strumentalizzazione del governo. Si potevano smistare subito i profughi nei tanti posti disponibili in accordo coi Comuni, ma si è preferito esasperare la situazione per poter gridare all’invasione, fare ancora una volta campagna elettorale sulla pelle dei migranti. Noi ribadiamo la nostra proposta: concedere il diritto d’asilo previsto dalla Convenzione di Ginevra, garantire accoglienza a tutti con le misure di protezione temporanea previste dalle direttive europee.
Ma il governo ha ben altro da fare, come inventarsi un rimpasto di deleghe per pagare il prezzo di qualche voto in Parlamento. Mentre cresce l’infiltrazione del crimine organizzato in interi settori economici, si nomina ministro un personaggio inquisito per i suoi rapporti con le mafie. Un atto di arroganza ancor più spudorato se gli si assegna proprio l’agricoltura, settore in cui storicamente la mafia ha costruito il suo potere e oggi divenuto simbolo dell’antimafia, grazie alle cooperative che coltivano le
terre confiscate. La distanza di questo governo dai cittadini è abissale. Sul nucleare, mentre tutti gli stati rivedono i propri piani energetici, da noi si decide solo un anno di moratoria, giusto il tempo necessario perché gli italiani dimentichino. Ma non sarà così: un nuovo ecologismo sta crescendo anche in Italia e può portare nelle urne di giugno piacevoli sorprese.
Lino Quartarone
Consigliere ARCI SICILIA