Siracusa, 31 marzo 2018: L’Assemblea Regionale Siciliana aveva approvato la Legge 17/2017 con la quale veniva fissata per una domenica compresa tra il 15 aprile e il 30 giugno del 2018 la data per l’elezione del Presidente del Libero Consorzio Comunale.La legge prevedeva e continua a prevedere che il Presidente venga eletto a suffragio universale e diretto dai cittadini, contestualmente all’elezione del Consiglio del Libero Consorzio Comunale. Lo dichiara Vincenzo Vinciullo.In campagna elettorale per le regionali, tutti i candidati si erano dichiarati pronti a far ritornare la democrazia all’interno delle ex Province e, quindi, di applicare la Legge Regionale 17/2017.Tutti significa tutti, nessuno escluso!!Oggi, a quanto pare, questo impegno non viene mantenuto e sarebbe stato predisposto un emendamento o un Disegno di Legge, cioè uno strumento legislativo da portare in Aula, per rinviare ulteriormente le elezioni e portarle in una domenica compresa tra il 15/10/2018 e il 15/12/2018. Sono contrario, ha continuato Vinciullo, al rinvio delle elezioni in quanto la potestà legislativa della Regione è esclusiva nel settore delle Autonomie Locali e lo Stato non può imporre alla Regione Siciliana le modalità e le forme di governo delle ex Province Regionali.Il Parlamento Siciliano ha reintrodotto l’elezione diretta dei Presidenti delle ex Province, il Governo sia conseguenziale fissando le elezioni per il 10 giugno 2018.Questo dovrebbe essere l’orientamento dell’attuale Governo che, adesso, per smentire quanto approvato dal Parlamento Siciliano nella scorsa Legislatura, dovrà tornare in Aula per proporre una nuova data, in attesa che si pronunciano i Giudici delle Leggi.Questo fatto è insopportabile, perché dimostra la debolezza di questo Governo Regionale nei confronti di quello Nazionale e soprattutto che gli impegni assunti in campagna elettorale non vengono mantenuti.Si preferisce, ha concluso Vinciullo, tenere la gestione commissariale delle ex Province che, al di là del giudizio sui singoli, dimostra la sua inadeguatezza, perché, quando la democrazia viene meno, viene meno anche la buona amministrazione della cosa pubblica.