PALERMO – “Se voleva essere uno scoop, così non è stato, perché anche Paolo Borrometi direttore di un giornale on line, è caduto nella trappola della diffamazione. E mi dispiace che sia capitato a lui al quale ho sempre riconosciuto capacità professionali e soprattutto coraggio nel denunciare mafia e malaffare”. Così il deputato all’Ars, Pippo Gennuso. “Questa mattina la Spia ha pubblicato un pezzo dal titolo “Minchia ‘mpari, ma quindi sei in mezzo la merda…”. Si tratta di un’inchiesta della Procura di Palermo per le Regionali bis del 2014, datata 2015 e per la quale né io, né i miei figli, siamo mai stati rinviati a giudizio. Si tratta di un’indagine risaputa e conosciuta dall’opinione pubblica e riapparsa in maniera strumentale ad otto giorni dalle elezioni politiche del prossimo 4 marzo. Insomma nulla di nuovo all’orizzonte, ma con l’obbiettivo neanche velato, di danneggiare elettoralmente, i candidati che sostengo nel Collegio di Avola. Una manovra ispirata dal solito complottatore di Rosolini, mio avversario politico, sempre perdente contro di me, che ha incontrato Paolo Borrometi alla stazione del paese, con l’intento di screditarmi per avere un vantaggio elettorale. I lettori che non sono utili idioti, si chiederanno: perché questo pezzo non è stato pubblicato due anni fa? O almeno quando è stata aperta l’inchiesta. Borrometi, probabilmente per distrazione, nell’articolo omette di scrivere che il pubblico ministero di Palermo ha chiesto per due volte l’archiviazione, mentre il Gip ha ottenuto una proroga per le indagini”.
Sul fronte della mafia per Gennuso, si è alzata a comando, la macchina del fango. “Quando si è in campagna elettorale – dice Gennuso – non chiedi alla gente che incontri il certificato penale, pertanto durante un giro pizza a Cassibile, è facile potere incontrare persone che non sai, né la loro storia, né la loro vita. Massimo Rubino mi è stato presentato come un componente di un’associazione ciclistica di Avola. E’ forse questo un reato? La cosa che più mi stupisce è che il giornalista nel suo pezzo fa allusioni con l’inchiesta sul “Sistema Siracusa” di cui non so e non c’entro un bel nulla. Borrometi, invece dovrebbe sapere che mentre lui tiene le conferenze sulla legalità nelle scuole, l’ultima all’istituto Bartolo di Pachino, i miei figli si trovavano nell’aula bunker di Palermo a testimoniare contro gli esponenti mafiosi della famiglia di Santa Maria del Gesù. Ed i ragazzi non hanno né protezione, né scorta, che non sono cose di poco conto. Veda – conclude il deputato regionale – noi la mafia l’abbiamo sempre combattuta fin dagli Anni ’90, sottoscrivendo i verbali degli inquirenti. Non l’abbiamo mai denunciata attraverso i social”.
Palermo, 24 febbraio 2018