Nella giornata di ieri, al termine di articolata attività investigativa, Agenti della Polizia di Stato, in servizio al Commissariato di P.S. di Noto, hanno denunciato C.F. (classe 1969), di Noto, guardia giurata e P. V. ( classe 1982), di Noto, titolare della società di servizi, per il reato di truffa in concorso.
In data 21 ottobre c.a., una donna ( classe 1974) si presentava in Commissariato sostenendo d’essere stata vittima di un raggiro ad opera di personale delle guardie giurate. La donna, titolare di un’attività commerciale, all’avvio del suo esercizio nel 2008, stipulava un contrattocon un istituto di vigilanza per la tutela della sua azienda.
Nel dicembre 2016, la guardia Giurata C. F., che si occupava regolarmente della consegna delle fatture e della riscossione del canone mensile, consegnava alla donna una fattura intestata ad una società diversa da quella con cui la stessa aveva stipulato il contratto. Chieste delucidazioni in merito la donna veniva rassicurata che si trattava solo di variazioni societarie che non comportavano cambiamenti rilevanti. Nei mesi successivi, la vittima riceveva le fatture intestate alla nuova società saldandole in contanti. Nel mese di settembre 2017, il C.F. la contattava proponendole un nuovo contratto con altra società rassicurandola anche stavolta che il personale che avrebbe effettuato i servizi era sempre lo stesso e nulla sarebbe cambiato. La donna, riponendo fiducia, sottoscriveva il contratto del quale non riceveva copia ma, nel mese di ottobre 2017, contattava l’istituto di vigilanza precedente per richiedere una fattura del mese di luglio 2017 che non le era stata rilasciata poiché, in sostituzione, aveva ricevuto una scrittura pro forma senza alcun valore, apprendendo che le fatture dal gennaio al luglio 2017 non risultavano pagate e, per tali motivi, sporgeva querela.
Dagli accertamenti espletati dagli Agenti del Commissariato, emergeva che il titolare dell’istituto dal quale dipendeva il C. F., che aveva assorbito un dismesso istituto di vigilanza, non aveva mai riscosso le somme pagate mensilmente dalla donna. Inoltre, il C.F., con artifizi e inducendo in errore la donna, le faceva firmare una lettera di disdetta dal precedente istituto nella stessa circostanza in cui la invitava a sottoscrivere il contratto con una nuova società. Dalle informazioni acquisite, traspariva la condotta fraudolenta dell’odierno indagato che, approfittando della buona fede della donna, si faceva consegnare somme di denaro facendole credere che sarebbero state versate al precedente istituto nonché del secondo indagato, P. V., quale amministratore unico della nuova società “di servizi” per conto della quale nascostamente il C.F. svolgeva servizio, che certamente ha avuto la disponibilità economica del denaro versato dall’ignara vittima concorrendo appieno nel reato di truffa.