Fermato dall’immediato intervento della Polizia di Stato, immediatamente informata dai cittadini testimoni di quanto accaduto.
La Polizia di Stato – Squadra Mobile e Squadra Volanti – ha sottoposto a fermo CHILLEMI Marco nato a Ragusa il 05.07.1995 ed ivi residente, per il reato di tentato omicidio di un trentunenne.
Ieri alle 14.00 circa la Sala Operativa della Questura riceveva diverse segnalazioni al 113 per una rissa in Via Respighi a Ragusa.
Nonostante l’immediato intervento della Volante, uno dei soggetti coinvolti all’arrivo dei poliziotti si era dato alla fuga. A terra riverso in una pozza di sangue e privo di sensi vi era il corpo di un giovane di 31 anni ragusano.
In lacrime sul marciapiedi vi era una giovanissima ragazza di 17 anni che si avvicinava ai poliziotti per riferire che poco prima il suo ex fidanzato aveva investito il ragazzo riverso a terra perché geloso, tentando di ucciderlo, quindi non si trattava di una rissa così come segnalato ma di un reato ben più grave. Aggiungeva che dopo averlo investito e trascinato per qualche metro, scendeva dall’auto e colpiva con una chiave inglese in ferro il ragazzo. La violenza inaudita veniva interrotta dalle urla dei testimoni e per l’intervento di alcuni passanti, tanto da far decidere al ragazzo di fuggire.
L’autore del reato era in compagnia di una coppia di fidanzati che nulla hanno fatto per impedire l’evento del tutto imprevedibile per loro, ma neanche per porre fine ai colpi inferti quando già era a terra esanime.
Le immediate cure rianimatorie del 118 permettevano di ristabilire i parametri vitali in quanto il giovane era svenuto e successivamente lo stesso veniva trasportato con la massima urgenza al pronto soccorso dell’ospedale dove veniva sottoposto ad un delicato intervento alla gamba.
Sul posto intervenivano gli uomini della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica per il sopralluogo e per escutere tutti i soggetti che avevano assistito ai fatti, nel contempo altri equipaggi si recavano presso l’abitazione del fuggitivo ed in ogni altro luogo dove lo stesso avrebbe potuto trovare rifugio, ma senza esito.
Dalle informazioni raccolte mediante l’escussione dei testimoni, si apprendeva che Chillemi aveva incontrato la sua ex fidanzata di 17 anni al bar,ove si trovava in compagnia di altri amici per decidere dove pranzare per la festa del primo maggio. In compagnia di una coppia di fidanzati suoi amici si allontanava per cercare un ristorante aperto e transitava di proposito sotto casa della sua ex; non appena si è accorgeva che la ragazzinaera in compagnia di un ragazzo, la insultava dicendole che si sarebbero visti più tardi per parlare di questo fatto, ovvero della nuova frequentazione.
In quel momento la rabbia prendeva il sopravvento, il giovane faceva il giro dell’isolato e ripercorrendo la stessa strada, entrava in controsenso ed accelerando investiva volontariamente il giovane rivale che si trovava a bordo della sua moto. Non pago, scendeva dall’auto e si dirigeva verso il ragazzo che nonostante le ferite gravissime alla gamba, tentava di sottrarsi alla furia omicida. Chillemi armato di una chiave in ferro del tipo utilizzato per smontare le ruote delle auto, si avventava sul corpo esanime della vittima colpendolo ripetutamente alla testa ed in diverse parti del corpo. Per fortuna la vittima indossava ancora il casco pertanto i colpi sono stati attutiti soprattutto al capo.
L’arrestato per uccidere il suo rivale non lo ha solo investito ma lo ha anche trascinato per diversi metri danneggiando gravemente diverse auto in sosta di ignari cittadini accorsi sul posto.
Considerati i numerosi testimoni, Chillemi decideva di fuggire portando via con se la coppia di amici che nulla faceva per fermarlo lasciando a terra la vittima in una pozza di sangue senza soccorrerla.
Impaurito per quanto commesso, il fuggitivotrovava ospitalità da un amico mentre i due fidanzati andavano con gli altri amici a festeggiare il primo maggio, non curanti delle sorti del giovane ferito gravemente e senza ovviamente informare la Polizia.
Dopo le ricerche della Polizia di Stato Chillemi si sentiva braccato pertanto decideva di telefonare al 113 per costituirsi cosa che faceva accompagnato dalla mamma dopo un pò.
Il giovane non appena presente presso gli uffici della Squadra Mobile forniva una versione completamente diversa dai testimoni, segno che voleva già tentare di sottrarsi alle proprie responsabilità nonostante quanto già raccolto dagli investigatori.
Dopo poco, venivano rintracciati anche i suoi due amici e nonostante un primo tentativo da parte dell’uomo di depistare le indagini fornendo una versione dei fatti a favore del loro amico, la ragazza era da subito sincera riferendo esattamente quanto accaduto. Anche il ragazzo dopo un po’, si rendeva conto della gravità dei fatti e onde evitare di essere indagato per favoreggiamento personale riferiva quanto accaduto con dovizia di particolari.
Resta ferma la loro responsabilità in ordine all’omissione di soccorso, in quanto lasciavano entrambi il corpo a terra esanime del giovane, non curanti di quanto commesso dal loro amico. Non esistono invece responsabilità penali per via di aver assistito al tentato omicidio inermi in quanto sorpresi dall’impeto di Chillemi così come non hanno responsabilità penali per non aver tentato in alcun modo di fermarlo quando colpiva con una chiave la vittima.
L’arrestato indicava poi dove aveva nascosto l’auto che riportava segni evidenti dell’investimento. La perquisizione veicolare permetteva di rinvenire l’arma del delitto, nascosta sotto al sedile.
Al termine delle indagini lampo condotte dalla Squadra Mobile e dalla Squadra Volanti, Chillemi è stato sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria in quanto a suo carico sono stati raccolti gravissimi indizi di colpevolezza ed in più è fondato il pericolo di fuga stante le sue frequentazioni con cittadini stranieri dove lo stesso aveva trovato rifugio, segno che avrebbe potuto pianificare un allontanamento all’estero.
“La Polizia di Stato ha assicurato alla giustizia un soggetto pericolosissimo che per futili motivi connessi alla gelosia, non si è tirato indietro dal commettere un tentato omicidio con una furia inarrestabile. Fondamentale la collaborazione della ragazzina e degli altri testimoni che hanno assistito ai fatti”.
IL DIRIGENTE LA SQUADRA MOBILE
Commissario Capo della Polizia di Stato
Dott. Antonino Ciavola