Domenica 18 dicembre 2016, nella caratteristica cornice del locale Vecchia Roma di Rivoli (TO), si è svolto l’Evento di Natale dell’Associazione Rosolinesi in Piemonte sulla “legittima difesa (art. 52 c.p.)”.
Sono intervenuti il Prof. Alessandro Meluzzi, noto psichiatra-criminologo di fama nazionale, l’avv. Giovanni Giuca, ex sindaco del Comune di Rosolini, l’avv. Ennio Galasso, noto penalista torinese, il vescovo ortodosso Filippo Ortensi e il giornalista romano Antonio Parisi. A moderare l’incontro è stato chiamato Andrea Sallustro, vice presidente dell’Associazione.
Sulla base del libro di Giovanni Giuca, “Trattato sulla non violenza – scritto da un assassino ”, che trae spunto da un fatto realmente accaduto a Rosolini inerente ad un omicidio consumato tra due familiari, di cui uno vessato e l’altro vessatore (quest’ultima vittima finale), si è dipanata una discussione che ha visto contrapposti istinto e ragione da una parte, nonché necessità e opportunità dall’altra, per costatare che la giusta convivenza, prima e dopo i fatti, deve passare sempre dal perdono. Quando si consuma un omicidio, ha detto Giovanni Giuca, il dramma è sempre duplice nelle famiglie e nelle vicende, sia per i fatti sia per i processi. La parola, poi, viene passata all’avv. Galasso, che avvia una discussione sugli articoli di legge (odierni e passati), ritenendoli poco rispondenti alla molteplicità delle casistiche. Tuttavia, egli asserisce che la legittima difesa deve essere vista non solo come un diritto, ma anche come un dovere. Il dovere di opporsi alla violenza facile, senza tuttavia cadere nel tranello del “delitto innocente” pirandelliano, come difesa o scusa. Seguono delle citazioni su “Delitto e castigo” di Dostoevskij.
A questo punto prende la parola il Vescovo Ortodosso Filippo Ortensi, il quale introduce l’argomento a partire dagli episodi di Caino e Abele per finire a Romolo e Remo (fraticidio). La Bibbia, come gli scritti di Tommaso D’Aquino, sentenzia sia giusto e naturale conservare la propria vita anche in caso di minaccia, e anche quando il vecchio “occhio per occhio” (dell’Antico Testamento) sia stato superato dai Vangeli. Anzi, il “chi di spada ferisce di spada perisce” dei Vangeli fa ancora pensare, positivamente, sulla difesa della propria vita e dei propri cari come dovere. Così, l’ultimo intervento è del professor Alessandro Meluzzi. Egli espone sul concetto di vita come valore assoluto e radicale. Oggi è radicato nella mente degli uomini che l’uomo non può essere ucciso, mentre il secolo scorso ha visto milioni di morti nelle guerre mondiali. La cultura di oggi rifiuta la morte (non in tutti i paesi), ma non sa bene il perché. Legge, etica e morale non sono d’accordo su tutto. Di conseguenza non si sa ancora come intervenire e punire in tutti i casi, e spesso l’infermità, congenita o temporanea, rimette in circolazione persone molto pericolose. Non c’è una ricetta specifica e ogni caso è a sé; ogni cultura ha le sue vie. La globalizzazione poi sta fondendo le culture, rendendo più ardua la ricerca di una via univoca. Da citare, anche, un breve intervento del giornalista romano Antonio Parisi, convinto assertore del dovere di ognuno alla legittima difesa.
Dopo il dibattito è seguita la premiazione degli intervenuti con targhe di riconoscimento e dolciumi locali, prodotti da un nostro concittadino, seguita dal pranzo conviviale.
Per completare la giornata non poteva mancare il classico giro di tombola nel rispetto della tradizione natalizia nostrana.
Ultimo atto gli scambi di auguri con gli intervenuti e l’arrivederci al prossimo evento.
Salvatore Ignaccolo