Si sgonfia davanti al giudice di pace, la vicenda che riguarda un prestito fatto dall’onorevole Pippo Gennuso a un esponente politico di Rosolini, Gianni Cassarino, che risale al 2013. Quest’ultimo, all’epoca dei fatti, che si trovava in difficoltà economiche, chiese ed ottenne un prestito di 6000 euro. Soldi che dovevano essere restituiti da Cassarino, attraverso degli assegni a garanzia del prestito concesso. Cassarino che è stato querelato dal parlamentare regionale, aveva disconosciuto la sua firma sul titolo, fatto, però che è stato smentito da una perizia calligrafica ordinata dal giudice ed eseguita, come Ctu, dall’ avvocato Salvatore Caccamo. Gli assegni da quanto emerge, furono firmati da Cassarino.Il grafologo giudiziario scrive nella relazione che “ le firme in calce agli assegni in verifica V1 e V2, imputate a Cassarino Gianni, sono riconducibili alla mano e alla gestualità del Sig. Cassarino Gianni. Dall’analisi complessiva della grafia presente negli assegni, escludendo le firme suddette, sono emerse tre distinte gestualità grafiche, nessuna delle quali riconducibili alla mano del sig. Cassarino. Solo una matrice grafica, in particolare quella che ha vergato il cognome e nome del beneficiario dell’assegno V2, indicata come “mano verde” è riconducibile alla mano del signor Gennuso Giuseppe”. La perizia ordinata dal Giudice di Pace, rafforza quanto aveva dichiarato il deputato, in sede di indagini. Quei soldi dati a Cassarino erano soltanto un prestito e null’altro.