(AGI) – Palermo, 29 set. – L’ultimo inquietante episodio si e’ verificato lunedi’. Il deputato dell’Assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso, come ogni mattina si stava recando nella sua azienda agricola di contrada San Basilio, a Ispica (Ragusa), quando e’ stato fermato da due emissari a bordo di una moto di grossa cilindrata. “Uno di loro mi ha detto in modo chiaro ‘devi ritrattare o per te e’ finita’. Poi prima di andare via, uno dei sicari ha aperto la giacca e mi ha mostrato la pistola”. Il deputato di Grande Sud-Cantiere popolare ha presentato una denuncia a carabinieri di Rosolini. Quella minaccia fa riferimento a un’estorsione da 50.000 euro subita dal parlamentare regionale e dal figlio Riccardo, episodio connesso alla sala bingo del quartiere Guadagna di Palermo rilevata e gestita dai Gennuso, su cui avevano messo gli occhi gli uomini della cosca di Santa Maria di Gesu’. A luglio scorso, nel corso dell’operazione ‘Bingo family’, i carabinieri del Ros avevano arrestato tre persone, tra cui i fratelli Cosimo e Giorgio Vernengo, figli dell’ergastolano Pietro. Gia’ in passato, ricorda il deputato, almeno in un paio di occasioni, dipendenti della struttura erano stati avvicinati da figuri che avevano affidato loro messaggi chiari: “Sappiamo dove andarli a trovare padre e figlio”. Ad agosto 2015 lo stesso Gennuso era stato minacciato con una pistola, questa volta a Roma. “Non me la sento piu’ di continuare – adesso si sfoga – vendo la sala bingo, abbiamo gia’ messo in vendita la societa’, anzi in svendita. Del resto non posso nemmeno piu’ avvicinarmi a locale, se non di nascosto. E’ diventata una situazione insostenibile”. Infine, le parole piu’ amare: “Lo Stato mi ha lasciato solo. La verita’ e’ che chi denuncia diventa carne da macello”. (AGI)