Sarà celebrata anche a Modica la giornata del rifugiato 2016, a ricordarci che tanti scappano da guerre e persecuzioni cercando un futuro migliore in un’Europa stanca che potrebbe ricevere dal Sud del mondo nuova linfa vitale, per continuare ad essere laboratorio di civiltà che si incontrano e di differenze che arricchiscono. Nella diocesi di Noto, accogliendo l’appello del papa, l’episcopio e due parrocchie si sono aperte all’accoglienza attraverso il progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia”. Sono le parrocchie Santa Caterina di Rosolini e la comunità di parrocchie di Quartarella-Zappulla-Camardemi ma altre potrebbero unirsi. Il segno è quello di un’accoglienza che avviene nello stile della famiglia, e quindi con le cure particolari che occorrono e con tutto ciò che si può fare per un inserimento. A dire che, se il mondo ci raggiunge, l’accoglienza accade nella misura della famiglia, che a sua volta ricorda come nella sostanza tutto il mondo siamo unica famiglia. La festa del rifugiato a Modica prevede due momenti, entrambi lunedì 20 giugno. Prima, nell’istituto delle Suore Salesiane a Treppiedi, alle ore 19 sarà celebrata l’eucaristia nella festa della Consolata. Due dei quattro missionari che hanno avviato a Modica una comunità intercongregazionale per educare alla mondialità e all’accoglienza – Padre Gianni Treglia e suor Rachele Soria – appartengono all’Istituto della Consolata e quindi sembrava bello fare festa insieme. Successivamente alle 20 ci si sposterà nel Piano Piastra del lotto 49 di Treppiedi Nord dove ci sarà uno spettacolo teatrale – Maman – a cura della Compagnia del Melograno su testo di Cetta Brancato e con la partecipazione del Black Stars, un complesso che suona musica africana composto da ospiti della comunità di accoglienza sita a Villa Tedeschi. Seguirà una cena multietnica. Siamo tutti invitati a partecipare per vivere tra le periferie della città e periferie del mondo la chiamata a ritrovare un centro vero della vita, ovvero le relazioni che legano nella circolarità della convivialità delle differenze, ponendo segni che anticipano un mondo dove il centro siano solo i più deboli e non i più fortunati, cercando giustizia per tutti e soprattutto per i più deboli e sfortunati. Che – com’è evidenziato nel manifesto – sono “rifugiati, non invasori”. Con consapevolezza anche della necessaria dimensione politica, per fare dal basso pressione contro i mercanti di armi, contro le ingiustizie economiche, contro l’indifferenza e per promuovere la comunità dei popoli che cresce nella pace, i cui pilastri – diceva papa Giovanni XXIII – sono la verità, ovvero il potersi guardare negli occhi con fiducia, la libertà, la solidarietà e la giustizia.
Maurilio Assenza
Direttore della Caritas diocesana di Noto