Carissimi,
con pasqua abbiamo concluso il nostro cammino… ci risentiremo di tanto in tanto. Ormai è nato – per questa via- un nuovo affetto tra noi che dovremo coltivare nel tempo con molta cura. Qualcuno si è interrogato su come definire questi testi mattutini: brevi omelie? Io ho risposto così: “non sono omelie…nemmeno brevi…potrebbero essere solo “Pensieri” alla Blaise Pascal (ovviamente molto più modesti)..o anche una specie di “Zibaldone” alla Leopardi (con meno pessimismo) o ancora un “Diario di bordo” alla Herder (senza nessuna pretesa di reinventare il metodo filosofico)..”. Forse è solo la ricerca di immagini da abitare per poter sognare a “occhi aperti”. Da qualche parte ho letto: “solo se si è presi dal sogno, si può abitare una immagine”. Abitare un’immagine è come esplorare un mondo nuovo attraverso l’immaginazione. Per questa via non è necessario nessuno spostamento geografico. Decisivo è la concentrazione e il cambiamento dello sguardo. E’ allora un immergersi nel profondo dell’anima per scandagliare paesaggi sconosciuti della nostra interiorità: là dove la nostra bellezza esiste in una sua purezza divina. Sì, certo, è tutto “invisibile”. Eppure è reale e incontaminato, come quei meravigliosi paesaggi sottomarini, invisibili all’occhio di chi non osa, rischiando, un’immersione subacquea. Antoine de Saint’Expury sostenne nel Piccolo principe: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. La cosa più significativa e più bella del ministero sacerdotale, per esempio, è l’incontro con questo mondo dell’anima delle persone: una educazione che porta a riconoscere l’essenziale di ognuno e conduce ognuno ad amare l’essenziale per tutti. Quale grande perdita per la vita del cristianesimo cattolico, non confessare più (o confessare così poco o così poco bene…) e non dirigere più spiritualmente la nostra gente…perché… abbiamo il tempo occupato a “fare altro”. E’ un segnale di crisi della vita dello spirito, della perdita di umanità, “visibile” nell’incapacità a contemplare, a fare silenzio, a restare stupiti davanti allo spettacolo di un’immagine (è, ora, l’immagine di Dio) che è dentro di noi e invoca un po’ più di considerazione. E’ questione di vita o di morte: perché abitando questa immagine prendi gusto per la vita, vinci il vuoto del non-senso, gioisci nell’amore, resti umano. Buona giornata +donTonino