Comunicato stampa
Fermato lo scafista che ha condotto 126 migranti di cui uno giunto cadavere.
E’ stato fermato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto di un giovane dell’età di circa 30 anni della Costa d’Avorio.
I testimoni: “ se lo scafista non avesse fatto salire tutta quella gente, lui si sarebbe salvato; eravamo troppi per viaggiare su quel gommone”.
Il medico legale presume che la morte sia intervenuta per asfissia da compressione dovuta al sovraffollamento del gommone.
Salgono a 37 gli scafisti fermati nel 2016 (10 minori); nel 2015 sono stati 147.
La Polizia di Stato ha già provveduto a trasferire oltre 250 migranti sbarcati.
La Polizia a seguito di intense indagini iniziate ancor prima dello sbarco dei 358 migranti, ha individuato lo scafista a carico del quale sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto di un giovane di 30 anni circa della Costa d’Avorio.
Lo scafista è stato identificato per BALDE Omar, nato in Senegal il 05.03.1995 e tutt’ora sono in corso serrate indagini per raccogliere indizi di colpevolezza a carico degli altri scafisti dei gommoni soccorsi.
I responsabili del delitto previsto dall’art. 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, concorrevano con altri soggetti presenti in Libia al fine di trarne ingiusto ed ingente profitto, compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.
I migranti provenienti da diversi paesi del centro africa sono stati ospitati presso l’Hot Spot di Pozzallo nelle prime ore per essere visitati, identificati e subito dopo trasferiti in altri centri.
MODALITA’ DI SOCCORSO IN MARE
Alle ore 09:50 del 18.03.2016 su disposizione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto (MARICOGECAP), l’Unita navale “A. PELUSO” CP 905, dopo aver già effettuato un soccorso di 120 migranti, si incontrava con nave Aliseo per il recupero di un gommone con migranti a bordo. Alle ore 10.40, dopo essersi incontrata con nave Aliseo (arrivata prima sul luogo ove effettuare i soccorsi), l’Unità Navale “A. Peluso” iniziava le operazioni di trasbordo dei migranti. Subito dopo il medico di bordo di nave “Peluso” tramite il battello ausiliario della stessa saliva a bordo del gommone dei migranti per soccorrere uno di essi privo di sensi. Iniziate le manovre di rianimazione cardiopolmonari, lo stesso medico chiedeva l’imbarco dell’extracomunitario a bordo della nave Peluso dove continuavano le operazioni di R.C.P. Alle ore 11.35 terminavano le operazioni di trasbordo e venivano imbarcati ulteriori 123 migranti (tutti uomini). Alle ore 13.00 il medico di bordo terminava le operazioni di rianimazione e dichiarava il decesso del migrante. La nave Peluso continuava la navigazione e dopo aver effettuato un altro evento SAR ed avere tratto in salvo ulteriori 114 migranti, si dirigeva verso il porto di Pozzallo dove giungeva alle ore 16.25 del 19.03.2016.
Dopo le operazioni sanitarie di rito, i migranti venivano trasferiti presso il locale Hotspot per le operazioni di preidentificazione
ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA
La Polizia di Stato ha dovuto gestire questo nuovo arrivo e contemporaneamente le nuove partenze verso altri centri degli ospiti sbarcati in precedenza, in quanto bisognava fare posto agli altri appena arrivati e magari di prossimo arrivo.
Quando vi sono eventi che vedono la morte di uno dei migranti, le operazioni sono particolarmente complesse e difficili da gestire soprattutto per il particolare coinvolgimento emotivo dei migranti che viaggiavano con il migrante giunto cadavere.
Il Funzionario dirigente del servizio di Ordine e Sicurezza Pubblica della Polizia di Stato, con a disposizione decine di uomini, ha dovuto poi coordinare, le immediate partenze, i trasferimenti dall’Hot Spot ad altre regioni e l’accoglienza di centinaia di migranti.
Le operazioni di sbarco non hanno fatto registrare criticità ed è stata prestata la massima attenzione verso i soggetti che avevano bisogno di cure mediche, in particolar modo diverse donne incinte e minorenni.
Alle procedure hanno partecipato 80 Agenti della Polizia di Stato, nonché appartenenti alle altre Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana, Esercito Italiano ed i medici dell’A.S.P. per le visite mediche.
Al riguardo, le attività dell’Ufficio Immigrazione della Polizia di Stato risultavano complesse, dovendo essere espletate in tempi ristretti, così da permettere anche un immediato invio degli ospiti in altre strutture d’accoglienza.
La Polizia Scientifica ha lavorato consequenzialmente senza sosta per le operazioni di preidentificazione e fotosegnalamento, in considerazione dei nuovi arrivi. In tempi record sono stati identificati i migranti approdati e gli uomini della Polizia di Stato.
LE INDAGINI
Gli uomini della Polizia di Stato – Squadra Mobile Questura di Ragusa – con la partecipazione di un’aliquota della Guardia Costiera, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza hanno parzialmente concluso le indagini dopo 14 ore dall’arrivo in banchina dei migranti.
Le attività investigative iniziate sin dal giorno prima dell’arrivo dei migranti in porto, grazie a sofisticate tecnologie di scambio informatico e via satellitare delle immagini e video raccolti dalla Guardia Costiera con la Squadra Mobile di Ragusa, hanno permesso di accelerare le fasi di identificazione dello scafista e l’individuazione delle cause del decesso.
Nonostante la totale chiusura, più che legittima, dei migranti sbarcati insieme al loro connazionale defunto, la Polizia, ormai abituata a gestire situazioni di questo genere, è riuscita ad entrare in empatia con loro.
Grazie al rapporto di fiducia creato con i migranti è stato possibile raccogliere gravi indizi di colpevolezza carico dello scafista, anche in ordine alla morte come conseguenza di altro delitto.
Gravissime le testimonianze raccolte dagli investigatori in ordine alle condizioni disumane del trattenimento in Libia ed alle condizioni di viaggio affrontate sia per attraversare il deserto che quelle via mare.
I migranti hanno dichiarato che se lo scafista non avesse fatto salire tutte quelle persone a bordo il giovane si sarebbe salvato ed anche loro non avrebbero rischiato così tanto per raggiungere l’Europa.
Le indagini scientifiche del medico legale e della Polizia Scientifica hanno permesso di stabilire che il mirante è deceduto per asfissia, probabilmente a causa del sovraffollamento del gommone sul quale viaggiavano.
Avendo lo scafista assunto la responsabilità della vita dei migranti che viaggiavano con lui e traendo un profitto per il reato commesso, risponderà anche della morte del migrante, morto proprio in conseguenza del delitto del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La Polizia dopo una pausa di poche ore, ha già ripreso le indagini per individuare gli scafisti degli altri gommoni soccorsi e giunti a Pozzallo insieme al migrante cadavere.
Fondamentale il rapporto di sinergia tra Polizia di Stato e Guardia Costiera sin da prima dell’approdo mediante lo scambio informativo ed il susseguente incontro negli uffici della Squadra Mobile di Ragusa presso il porto di Pozzallo.
LA CATTURA
Le indagini condotte dalla Polizia Giudiziaria, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto il responsabile del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, gli investigatori hanno infatti ristretto gli scafisti che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Sono ormai quotidiane le udienze di incidente probatorio e quelle che portano alla condanna degli scafisti, rispettivamente per la ulteriore cristallizzazione in sede processuale della prova anche ai fini dibattimentali. Al riguardo molte le sentenze di condanne dell’Autorità Giudiziaria.
BILANCIO ATTIVITA’ DELLA POLIZIA
Nel 2016 sono 37 gli scafisti fermati in provincia di Ragusa. Lo scorso anno sono stati arrestati 150 scafisti dalla Polizia Giudiziaria. Inoltre, sono in corso numerose attività in collaborazione con le altre Squadre Mobili siciliane della Polizia di Stato (coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste straniere a quelle Italiane.
IL DIRIGENTE LA SQUADRA MOBILE
Commissario Capo della Polizia di Stato
Dott. Antonino Ciavola