«Chi non resta insonne per i giovani non può palare dei giovani» – così ha iniziato la sua omelia nella messa per la città del 29 gennaio, a Modica nel cantiere educativo Crisci ranni, don Paolo Catinello, assistente della Caritas diocesana insieme a don Manlio Savarino. Ricordando che il vero problema è la crisi degli adulti, ritrovata nella vicenda del grande Davide che si lascia travolgere dal peccato, che non resta al suo posto di responsabilità, che vuole possedere la donna di un altro, che provoca violenza. «Non va “dove ti porta il cuore”, ma va dove ti porta la parola di Dio» – ha con forza sottolineato don Paolo. Come Gesù, come Gesù che si lascia condurre dallo Spirito, come Gesù che annuncia e inaugura il regno di Dio che cresce comunque e che ha come primi destinatari i poveri. Regno che si annunzia anzitutto con la vita, una vita adulta capace di orientare i giovani. E don Paolo ha ricordato come ci sono attese di verità dei giovani nei confronti della Chiesa e del mondo adulto in generale, e che una cosa non perdonano: la schizofrenia, la separazione tra parola e vita. Vita che, portata davanti a Dio, assume verità, come si è potuto percepire nell’adorazione eucaristica con cui si è prolungata la celebrazione. Mentre una giovane chiedeva al Signore capacità di cogliere il tempo che passa come preziosa opportunità e di avere coraggio, un adulto invitava ad essere sovversivi e a sempre chiedere i propri diritti. La preghiera assumeva quindi particolare una particolare intensità ricordando le parole di papa Francesco ai giovani animatori del progetto Policoro sul lavoro: un diritto, un motivo di dignità, una ricerca da fare insieme con tenacia. E quindi il ricordo è stato per chi non c’è l’ha fatta, per chi aveva ali ma portava pesi, senza che la città abbia una rete che sostiene ed evita che chi cade si sfracelli: la preghiera è diventata allora per una città capace di legami forti e di welfare che si rigenera dal basso. E ancora si è pregato per i giovani che non ci sono più perché morti anzitempo, per i giovani dell’Africa e del mondo che mancano dell’essenziale e che sono costretti molte volte alla devastante esperienza dei “bambini soldato”, per i giovani migranti morti nell’attraversare il Mediterraneo. Una preghiera legata alla vita e che ha permesso di tornare alla vita – ha concluso l’adorazione don Manlio –, sapendo di avere come compagno di viaggio un Dio che non abbandona e affidando a Lui tutti i giovani. Accompagnati dalle parole di don Tonino Bello ai giovani: «Vivete la vita che state vivendo con una forte passione. Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. Appassionatevi alla vita perché è dolcissima. Diventate voi la coscienza critica del mondo. Diventate sovversivi. Non fidatevi dei cristiani “autentici” che non incidono la crosta della civiltà. Fidatevi dei cristiani “autentici sovversivi” come San Francesco d’Assisi che ai soldati schierati per le crociate sconsigliava di partire. Il cristiano autentico è sempre un sovversivo; uno che va contro corrente non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente».
Maurilio Assenzadirettore della Caritas diocesana