Palermo 21/07/2105
Giorgio Ciaccio attacca Ardizzone: “Dopo l’arrivo della notizia della sentenza di condanna, il presidente poteva e doveva prelevare la nostra mozione, come chiedevamo. C’era tutto il tempo per discuterla, ma non ha voluto farlo”. “Dimissioni di Ferrandelli? Non abbiamo votato. Non ci prestiamo alle farse”
“Un altro pezzo del cerchio magico è andato in frantumi. Crocetta prenda atto del fallimento totale della sua azione e dell’inadeguatezza della gente di cui si è circondata: il suo regno non c’è più”.
Il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars torna all’assalto dei quartieri alti di palazzo d’Orleans dopo la sentenza di condanna in via definitiva del segretario generale della Regione, Patrizia Monterosso, per la questione extrabudget nella Formazione.
“Diciamo da tempo – dice Ciaccio – che la presenza della dirigente ai piani alti della Regione è eticamente inaccettabile. La sentenza definitiva della magistratura contabile ora mette il sigillo sulla questione. Altro che multa – come diceva Crocetta – un milione e trecentomila euro per le casse della Regione sono un danno tutt’altro che trascurabile e ‘l’espressione di intollerabile leggerezza e negligenza funzionale’, per usare le parole dei magistrati contabili”.
Contro la dirigente, il M5S, da tempo ha presentato una mozione per impegnare il governo a rimuoverla, atto da tempo calendarizzato a sala d’Ercoie e che Ciaccio ha cercato invano di far discutere oggi stesso.
“Ho chiesto ad Ardizzone – dice il deputato – di prelevare il punto, ma non ha voluto farlo, aggrappandosi alla plateale scusa dell’esistenza di un calendario di lavori già approvato in conferenza dei capigruppo. Motivazione che non regge per nulla ,visto che il presidente ha chiuso i lavori dell’aula alle 17 e c’era tutto il tempo per discutere l’atto”.
La mozione della Monterosso non affonda le radici solo nella condanna della Corte dei conti, ma anche nel percorso che l’ha portata ai vertici dell’amministrazione regionale.
“La Monterosso – dice Angela Foti – continua a ricoprire il ruolo più importante dell’amministrazione senza essere entrata per concorso, senza che si sia rilevato prima quali altri tra le centinaia di dirigenti interni avessero le qualifiche. Quanto ai meriti acquisiti sul campo, la condanna la dice lunga su quanto la insostituibile/intoccabile professionista abbia servito la Regione. Non ci sono più i presupposti per difendere questa forzatura, che ci costa circa 300 mila euro l’anno”.
La sentenza contro la Monterosso, per i deputati è l’ennesimo pezzo del regno Crocetta che crolla.
“Il regno Crocetta – dicono i deputati – non c’è più. Manca solo l’atto estremo: l’abdicazione. Quello che attendiamo con ansia, ma che, soprattutto, attendono con ansia milioni di siciliani”.
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