La conferenza stampa dell’On. Marziano e del suo ex assessore ai LL.PP. dal 1997al 2008 Carmelo Spataro, di pseudo chiarimento sulle ragioni che hanno impedito il completamento del Verga, è il solito sperimentato tentativo di costruire polemiche all’unico scopo di mimetizzare, nelle nebbie dei rimpalli di accuse e repliche, le loro responsabilità sulla vicenda.
Le accuse di Marziano e Spataro infatti, non solo sono disperatamente generiche, ma ovviamente del tutto prive di qualsiasi elemento di prova, al contrario della mia ricostruzione dei fatti, rigorosamente supportata da precisi atti deliberativi, adottati in date che non lasciano dubbi su chi abbia le reali responsabilità sulla questione. Come infatti risulta analiticamente dalla cronistoria dei lavori del Verga, riportata alle pagine 142 e 143 della mia relazione di fine mandato, consultabile liberamente nel sito dell’ente Provincia, il 25 novembre 2008, e cioè appena cinque mesi dopo il mio insediamento alla Presidenza dell’Ente, l’opera risultava incompleta, malgrado l’appalto prevedesse la conclusione dei lavori entro il 31 dicembre 2007.
I lavori, infatti, erano sospesi da prima che io venissi eletto e rimasti così come si presentano oggi.
Non è vero infatti che, come ha dichiarato Marziano, mancassero pochi mesi alla conclusione dell’opera.
Per capire cosa fosse accaduto e decidere sul da farsi, mi vidi costretto a disporre una indagine interna da cui emerse un risultato a dir poco scoraggiante.
L’incompiuta del Verga era il risultato dell’incredibile investimento di 3.100.000 euro del primo appalto disposto nel 1997, e di una perizia di variante e progetto di completamento disposti appena un anno dopo l’inizio dei lavori, ed approvati nel dicembre 2004, dell’importo complessivo strabiliante di ben 5.506.361 euro. E cioè di un importo quasi doppio rispetto al costo dell’appalto originario, che aveva portato il costo complessivo a triplicarsi, senza neanche completare l’opera.
Una lievitazione di costi esagerata, che evidenziava inoltre la realizzazione di opere non previste nelle procedure di gara, mentre altre opere previste non risultavano realizzate e, comunque, non erano mai stati previsti i costi di arredamento, né quelli per l’impianto acustico.
Un pasticcio di difficile interpretazione e ancora più complessa soluzione.
Per questo nel febbraio 2011 decisi di chiudere i rapporti con l’impresa e la direzione lavori e disposi di accertare l’entità dei costi necessari per il completamento dell’opera “chiavi in mano”.
Quindi fu deciso di optare il 5 ottobre 2011 per la soluzione dell’appalto integrato, con l’offerta economicamente più vantaggiosa, perché era l’unico sistema non solo per accelerare i tempi, ma anche per definire al più presto l’impianto acustico che, in un teatro, è un elemento fondamentale, oltre che provvedere contemporaneamente all’arredo della struttura.
L’appalto, per un costo complessivo di 2.400.000 euro, fu concluso il 13 agosto 2012 con l’aggiudicazione provvisoria della gara.
Quindi ha mentito Spataro quando ha affermato che il ritardo dei lavori è dipeso dalla scelta dell’appalto integrato, perché tra deliberazione e aggiudicazione sono intercorsi appena nove mesi e cioè un vero record in materia di appalti pubblici, come del resto confermato in tutti i numerosi e riusciti lavori pubblici disposti nel corso della mia Presidenza.
Purtroppo, come troppo spesso accade nel nostro Paese, una impresa che era stata esclusa dalla gara dalla commissione preposta fece ricorso e ottenne dal TAR la sospensiva.
Ancora una volta, in tempi record, nell’arco di appena dieci mesi, nell’ottobre 2013, l’amministrazione provinciale ottenne il rigetto del ricorso e la piena conferma della correttezza delle procedure adottate.
Quindi, contrariamente alle risibili e strumentali accuse di Marziano e Spataro, se l’opera è ancora incompiuta ciò è dipeso, a partire dal settembre 2013, unicamente dal Presidente della Regione Crocetta e dalla sua demagogica decisione di commissariare le Province, che ha impedito di avere una gestione dell’ente responsabile.
Infatti a partire dalla sentenza del TAR, che confermava la correttezza delle procedure di appalto, non c’è stato più alcun impedimento che impedisse alla commissione, da me nominata a suo tempo, di procedere alla valutazione delle offerte, decidere su quella anomala e aggiudicare la gara con la consegna dei lavori e l’avvio della fase ultima di completamento.
Da allora è passato un anno e mezzo senza alcuna attività della Provincia in materia, e si è consentito di lasciare bloccata una procedura di appalto finanziata dalla mia amministrazione attraverso la diversa destinazione di un mutuo, contratto anni prima del mio insediamento per un’opera che non era mai stata appaltata e su cui, quindi, si continuano a pagare soldi pubblici senza che la collettività ne traesse alcun beneficio.
Non solo, ma c’è chi sostiene che questo immobilismo nasconda il desiderio di dirottare le risorse altrove.
E questo rischio deve essere evitato, perché il completamento di questa struttura, non solo consentirebbe di evitare di perdere le ingenti risorse fino ad ora spese e di poter realizzare un importante contenitore culturale, ma soprattutto di realizzare una struttura fondamentale per il turismo culturale e quindi a sostegno dello sviluppo e dell’occupazione.
Ecco perché l’unica linea seria da seguire rimane il completamento della procedura da me avviata, che ancora mantiene la sua validità e in tempi velocissimi potrebbe consentire di mettere l’attesa parola fine a questa perniciosa vicenda.
NICOLA BONO