Il gruppo parlamentare Cinquestelle ha presentato una risoluzione in commissione Sanità e ha scritto al presidente della Regione e all’assessore alla Salute. La deputata Ferreri: “Da noi non è stato attivato il programma di dispensazione, né sono stati individuati i centri utilizzatori del medicinale, come invece avvenuto in altre parti d’Italia”.
Disponibile una nuova e forse decisiva arma contro l’epatite C, ma in Sicilia ed in altre regioni (tranne Lazio, Lombardia,Toscana, Abruzzo e Veneto) tarda ad arrivare. Si tratta del Sofosbuvir, (nome commerciale Sovaldi), un antivirale, autorizzato lo scorso dicembre dall’AIFA (Agenzia Italiana del farmaco) e che pertanto è entrato a far parte del prontuario farmaceutico nazionale.
Le sue potenzialità sarebbero grandissime e garantirebbero la guarigione dalla malattia nella stragrande maggioranza dei casi, ma in Sicilia sarebbe rimasto imbrigliato nelle maglie della burocrazia.
Per accelerarne la somministrazione nell’isola, il M5S, prima firmataria Vanessa Ferreri, ha disposto un risoluzione in commissione sanità. Parallelamente, e con lo stesso scopo, la deputata ha inviato una lettera al presidente della Regione e all’assessore Borsellino.
”Si tratta di un farmaco – dice Vanessa Ferreri – molto costoso, ma anche rivoluzionario, perché in grado di sconfiggere quasi del tutto l’epatite C , una patologia molto diffusa, che, tra casi diagnosticati e non, potrebbe interessare circa un milione di persone in Italia”.
Per prevenire nella somministrazione eventuali ritardi causati dalla burocrazia il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha chiesto alle Regioni di attivarsi in modo celere.
“L’associazione Epac Onlus dei pazienti malati di epatite C – dice la Ferreri – ha segnalato che Sicilia, Calabria, Molise e Campania non solo non hanno attivato il programma di dispensazione del farmaco, ma non avrebbero
individuato nemmeno i centri utilizzatori del medicinale”.
In effetti nella lista dei centri autorizzati alla prescrizione dei farmaco Sovaldi, predisposta dall’ Aifa, alla data del 24 febbraio, non risultano centri individuati dalla regione Siciliana.
”Questo – spiega la deputata – rischia di generare tensione tra i pazienti, nonché una odiosa disparità di trattamento, poiché si violano i supremi principi costituzionali di tutela della salute della salute e di uguaglianza”.
Da qui la lettera e la risoluzione con cui si chiede all’assessore alla Salute e al presidente della Regione di “porre in essere tutte le iniziative del caso e di competenza affinché con la massima urgenza anche in Sicilia si permetta l’avvio la somministrazione del farmaco, assicurando anche in Sicilia la più ampia possibilità di cura dell’epatite C”