Eva Brugaletta
Ispica
Nell’attesa che la procura della Repubblica s’esprima sulle eventuali responsabilità penali di quegli amministratori comunali che hanno ridotto sul lastrico il Comune, il 22 settembre scorso la procura regionale della Corte dei conti ha aperto l’«istruttoria» sul «presunto danno erariale» prodotto «dall’impugnativa proposta avverso», ossia per annullare, «la delibera consiliare che ha dichiarato in dissesto finanziario l’ente». Ciò significa che se fosse dimostrata l’inutilità dei ricorsi (costati 35mila euro) avanzati nel tentativo d’annullare la delibera di dissesto, gli amministratori pagherebbero di tasca loro le responsabilità d’aver speso impropriamente pubblico denaro, i soldi dei cittadini per meglio intendere. Alla fine tanto tuonò che piovve.
«Questo, naturalmente, è solo l’inizio»: afferma il consigliere comunale Paolo Monaca che ha fornito il documento firmato dal procuratore regionale della Corte dei conti, Guido Carlino, inviato al segretario comunale, Benedetto Buscema. «Le sole quattro righe scritte dal procuratore Carlino – dice Monaca – aprono nuovi scenari sulla “vicenda dissesto”. Il presunto danno erariale su cui s’indaga, solo per il momento, potrebbe riguardare i 35mila euro spesi per avanzare quei ricorsi volti ad annullare la delibera di dissesto, adottata dai noi consiglieri comunali il 27 aprile 2013. E dall’istruttoria appena aperta – tiene a precisare il consigliere – si evince inoltre la correttezza del consiglio comunale nel prendere atto del dissesto finanziario imposto dalla Corte dei conti». Quel «solo per il momento» di Monaca denota che il presunto danno erariale potrebbe essere esteso, non solo all’impugnativa proposta dall’amministrazione avverso l’atto consiliare, ma anche ad altre situazioni, magari in un futuro non lontano.
A cosa si riferisce consigliere Monaca? «Il danno erariale scaturisce da dolo e colpa grave dei soggetti in causa. Le false dichiarazioni rientrano in queste due categorie. Il fatto che la Corte dei conti indaghi sul presunto danno erariale commesso dagli amministratori, pare in realtà che abbia messo in moto un meccanismo che non si ferma ai soli ricorsi».
False dichiarazioni? «Procedo con un esempio – spiega Monaca –. Dai documenti in nostro possesso, abbiamo evinto che l’amministrazione non poteva richiedere i 12 milioni di euro possibili da ricevere, accendendo un mutuo con la Cassa depositi e prestiti, attingendo al decreto legge 35. I “conti” da pagare con quella cifra servono per i creditori dell’ente e sono di pertinenza dei tre commissari straordinari, che si occupano del dissesto finanziario comunale. L’organo straordinario di liquidazione deve fare la mappa della situazione debitoria comunale e deve gestirla fino al 31 dicembre 2012. E i dodici milioni di euro devono essere pure spesi, dice la legge, in quell’arco temporale: i soldi del dl 35 servono quindi, anche a saldare i creditori fino al 31dicembre 2012. Essendo quei debiti di pertinenza della commissione straordinaria di liquidazione, il Comune ispicese non possedeva i “requisiti” per richiedere i benefici del dl 35. Invece, sono stati accreditati all’ente 6 dei 12 milioni di euro ottenuti per effetto del dl 35 e questo dato di fatto potrebbe indurre a pensare che sia stata probabilmente resa una falsa dichiarazione per accendere il mutuo con la Cassa depositi e prestiti. Quei 6 milioni (dei 12) accreditati, non spettavano al Comune poiché i debiti maturati dal Comune fino al 31 dicembre 2012 sono di pertinenza dei commissari straordinari che gestiscono il dissesto finanziario comunale. Quel che affermo è dimostrato dal documento in nostro possesso, inviato il 20 febbraio 2014 dalla Cassa depositi e prestiti, che ha intimato la restituzione della somma più salatissimi interessi, in quanto il Comune, dei 6 milioni di euro accreditati, ha speso 1milione e 700mila euro. Quindi la cassa depositi e prestiti rivuole indietro la cifra spesa, intanto con l’aggiunta di 143mila euro di interessi maturati fino al febbraio scorso e, a partire dal 7 marzo scorso, sommando interessi che ammontano a 703euro al giorno».
L’amministrazione comunale come pensa di pagare il debito con la Cassa depositi e prestiti? «Accendendo un nuovo mutuo con la Cassa depositi e prestiti – rivela il consigliere Monaca riferendo il contenuto di atti in suo possesso – avvalendosi questa volta dei benefici dispensati dal decreto legge 66 del 2014, richiedendo e ottenendo poco oltre 5milioni di euro, utili a pagare esclusivamente (la legge parla chiaro) le fatture emesse dai creditori nel 2013».
Il milione e 700mila euro più interessi rientrano nella categoria “pagamento fatture 2013”? «No, ai sensi del dl 66/14 – risponde lapidario Monaca –. Chissà che – si domanda il consigliere – oltre a ipotizzabili false dichiarazioni per accedere ai benefici del dl 35, anche nel caso del dl 66, la Corte dei conti non ravvisi un presunto danno erariale su cui indagare, considerata la spesa impropria che il Comune andrà a fare di una bella fetta dei 5milioni di euro?. Quanto ho finora proferito – conclude – è quel che è contemplato nel dl 35 e nel 66 e, soprattutto, quel che questi decreti determinano. Non resta altro, adesso, che attendere il risultato del lavoro effettuato dalla Procura siciliana della Corte dei conti, che per noi cittadini rappresenta una tutela, in quanto organo terzo e imparziale per vigilare sulla pubblica finanza».
Il Nuovo centrodestra, però, non ci sta. Difende l’operato dell’amministrazione comunale, respingendo le accuse mosse da Monaca, giudicando le sue dichiarazioni «inesattezze, bugie e colpevoli omissioni. Forse Monaca non sa che – scrive in un comunicato il presidente del Ncd Maria Giovanna Gradanti – questo mutuo è semplicemente un’àncora di salvezza che lo Stato mette appositamente a disposizione dei tanti enti dissestati? Davvero il consigliere ignora le previsioni normative del dl 66 e la ratio che le ha prodotte? Perché accenna criticamente alla fine dei “famosi 12 milioni del dl 35” senza dire che avrebbero permesso di pagare i creditori, con grande sollievo dell’economia cittadina, e che ci sono stati dapprima concessi e poi revocati proprio perché, in seguito, è stata adottata la delibera che ha dichiarato in dissesto finanziario il Comune. La delibera – conclude Gradanti – è stata adottata da lui e dai suoi “compari di sventura”».
Ma a Gradanti rispondono, fornendo supporto al collega Monaca, altri cinque consiglieri comunali che «sull’iter per l’accensione del nuovo mutuo trentennale di euro 5.187.214,62 presso la Cassa depositi e prestiti» utili al pagamento dei «debiti maturati dal primo gennaio al 31 dicembre 2013, chiedono la convocazione straordinaria e urgente del consiglio comunale». Constatato che, «dall’esame del sintetico quadro riepilogativo fornito dal responsabile del servizio finanziario del Comune, alcune delle somme riportate (1milione e 700mila euro detratti dai 6milioni del dl 35 e forse una cifra considerevole che riferisce a oneri di urbanizzazione da restituire n.d.c.) sembrerebbe non siano compatibili con i dettami dell’articolo 32 del dl 66/2014, in quanto non è chiaro se si tratti di debiti certi liquidi ed esigibili verso terzi la cui competenza è maturata dall’uno gennaio 2013 al 31 dicembre 2013».
La richiesta è stata inoltrata al presidente del consiglio comunale, Peppe Quarrella, da Giovanni Lauretta, Paolo Monaca, Salvatore Spatola, Meluccio Fidelio, Titta Genovese e Carmelo Padova. Questi consiglieri comunali «hanno ritenuto necessario chiedere al presidente Quarrella la convocazione urgente del consiglio comunale, prima della stipula del contratto di anticipazione della somma dalla Cassa depositi e prestiti. E, in ogni caso, prima che la somma erogata possa essere utilizzata» per quei debiti che non riferiscono alle fatture da pagare nel 2013.
Nell’attesa che la procura della Repubblica s’esprima sulle eventuali responsabilità penali di quegli amministratori comunali che hanno ridotto sul lastrico il Comune, il 22 settembre scorso la procura regionale della Corte dei conti ha aperto l’«istruttoria» sul «presunto danno erariale» prodotto «dall’impugnativa proposta avverso», ossia per annullare, «la delibera consiliare che ha dichiarato in dissesto finanziario l’ente». Ciò significa che se fosse dimostrata l’inutilità dei ricorsi (costati 35mila euro) avanzati nel tentativo d’annullare la delibera di dissesto, gli amministratori pagherebbero di tasca loro le responsabilità d’aver speso impropriamente pubblico denaro, i soldi dei cittadini per meglio intendere. Alla fine tanto tuonò che piovve.
«Questo, naturalmente, è solo l’inizio»: afferma il consigliere comunale Paolo Monaca che ha fornito il documento firmato dal procuratore regionale della Corte dei conti, Guido Carlino, inviato al segretario comunale, Benedetto Buscema. «Le sole quattro righe scritte dal procuratore Carlino – dice Monaca – aprono nuovi scenari sulla “vicenda dissesto”. Il presunto danno erariale su cui s’indaga, solo per il momento, potrebbe riguardare i 35mila euro spesi per avanzare quei ricorsi volti ad annullare la delibera di dissesto, adottata dai noi consiglieri comunali il 27 aprile 2013. E dall’istruttoria appena aperta – tiene a precisare il consigliere – si evince inoltre la correttezza del consiglio comunale nel prendere atto del dissesto finanziario imposto dalla Corte dei conti». Quel «solo per il momento» di Monaca denota che il presunto danno erariale potrebbe essere esteso, non solo all’impugnativa proposta dall’amministrazione avverso l’atto consiliare, ma anche ad altre situazioni, magari in un futuro non lontano.
A cosa si riferisce consigliere Monaca? «Il danno erariale scaturisce da dolo e colpa grave dei soggetti in causa. Le false dichiarazioni rientrano in queste due categorie. Il fatto che la Corte dei conti indaghi sul presunto danno erariale commesso dagli amministratori, pare in realtà che abbia messo in moto un meccanismo che non si ferma ai soli ricorsi».
False dichiarazioni? «Procedo con un esempio – spiega Monaca –. Dai documenti in nostro possesso, abbiamo evinto che l’amministrazione non poteva richiedere i 12 milioni di euro possibili da ricevere, accendendo un mutuo con la Cassa depositi e prestiti, attingendo al decreto legge 35. I “conti” da pagare con quella cifra servono per i creditori dell’ente e sono di pertinenza dei tre commissari straordinari, che si occupano del dissesto finanziario comunale. L’organo straordinario di liquidazione deve fare la mappa della situazione debitoria comunale e deve gestirla fino al 31 dicembre 2012. E i dodici milioni di euro devono essere pure spesi, dice la legge, in quell’arco temporale: i soldi del dl 35 servono quindi, anche a saldare i creditori fino al 31dicembre 2012. Essendo quei debiti di pertinenza della commissione straordinaria di liquidazione, il Comune ispicese non possedeva i “requisiti” per richiedere i benefici del dl 35. Invece, sono stati accreditati all’ente 6 dei 12 milioni di euro ottenuti per effetto del dl 35 e questo dato di fatto potrebbe indurre a pensare che sia stata probabilmente resa una falsa dichiarazione per accendere il mutuo con la Cassa depositi e prestiti. Quei 6 milioni (dei 12) accreditati, non spettavano al Comune poiché i debiti maturati dal Comune fino al 31 dicembre 2012 sono di pertinenza dei commissari straordinari che gestiscono il dissesto finanziario comunale. Quel che affermo è dimostrato dal documento in nostro possesso, inviato il 20 febbraio 2014 dalla Cassa depositi e prestiti, che ha intimato la restituzione della somma più salatissimi interessi, in quanto il Comune, dei 6 milioni di euro accreditati, ha speso 1milione e 700mila euro. Quindi la cassa depositi e prestiti rivuole indietro la cifra spesa, intanto con l’aggiunta di 143mila euro di interessi maturati fino al febbraio scorso e, a partire dal 7 marzo scorso, sommando interessi che ammontano a 703euro al giorno».
L’amministrazione comunale come pensa di pagare il debito con la Cassa depositi e prestiti? «Accendendo un nuovo mutuo con la Cassa depositi e prestiti – rivela il consigliere Monaca riferendo il contenuto di atti in suo possesso – avvalendosi questa volta dei benefici dispensati dal decreto legge 66 del 2014, richiedendo e ottenendo poco oltre 5milioni di euro, utili a pagare esclusivamente (la legge parla chiaro) le fatture emesse dai creditori nel 2013».
Il milione e 700mila euro più interessi rientrano nella categoria “pagamento fatture 2013”? «No, ai sensi del dl 66/14 – risponde lapidario Monaca –. Chissà che – si domanda il consigliere – oltre a ipotizzabili false dichiarazioni per accedere ai benefici del dl 35, anche nel caso del dl 66, la Corte dei conti non ravvisi un presunto danno erariale su cui indagare, considerata la spesa impropria che il Comune andrà a fare di una bella fetta dei 5milioni di euro?. Quanto ho finora proferito – conclude – è quel che è contemplato nel dl 35 e nel 66 e, soprattutto, quel che questi decreti determinano. Non resta altro, adesso, che attendere il risultato del lavoro effettuato dalla Procura siciliana della Corte dei conti, che per noi cittadini rappresenta una tutela, in quanto organo terzo e imparziale per vigilare sulla pubblica finanza».
Il Nuovo centrodestra, però, non ci sta. Difende l’operato dell’amministrazione comunale, respingendo le accuse mosse da Monaca, giudicando le sue dichiarazioni «inesattezze, bugie e colpevoli omissioni. Forse Monaca non sa che – scrive in un comunicato il presidente del Ncd Maria Giovanna Gradanti – questo mutuo è semplicemente un’àncora di salvezza che lo Stato mette appositamente a disposizione dei tanti enti dissestati? Davvero il consigliere ignora le previsioni normative del dl 66 e la ratio che le ha prodotte? Perché accenna criticamente alla fine dei “famosi 12 milioni del dl 35” senza dire che avrebbero permesso di pagare i creditori, con grande sollievo dell’economia cittadina, e che ci sono stati dapprima concessi e poi revocati proprio perché, in seguito, è stata adottata la delibera che ha dichiarato in dissesto finanziario il Comune. La delibera – conclude Gradanti – è stata adottata da lui e dai suoi “compari di sventura”».
Ma a Gradanti rispondono, fornendo supporto al collega Monaca, altri cinque consiglieri comunali che «sull’iter per l’accensione del nuovo mutuo trentennale di euro 5.187.214,62 presso la Cassa depositi e prestiti» utili al pagamento dei «debiti maturati dal primo gennaio al 31 dicembre 2013, chiedono la convocazione straordinaria e urgente del consiglio comunale». Constatato che, «dall’esame del sintetico quadro riepilogativo fornito dal responsabile del servizio finanziario del Comune, alcune delle somme riportate (1milione e 700mila euro detratti dai 6milioni del dl 35 e forse una cifra considerevole che riferisce a oneri di urbanizzazione da restituire n.d.c.) sembrerebbe non siano compatibili con i dettami dell’articolo 32 del dl 66/2014, in quanto non è chiaro se si tratti di debiti certi liquidi ed esigibili verso terzi la cui competenza è maturata dall’uno gennaio 2013 al 31 dicembre 2013».
La richiesta è stata inoltrata al presidente del consiglio comunale, Peppe Quarrella, da Giovanni Lauretta, Paolo Monaca, Salvatore Spatola, Meluccio Fidelio, Titta Genovese e Carmelo Padova. Questi consiglieri comunali «hanno ritenuto necessario chiedere al presidente Quarrella la convocazione urgente del consiglio comunale, prima della stipula del contratto di anticipazione della somma dalla Cassa depositi e prestiti. E, in ogni caso, prima che la somma erogata possa essere utilizzata» per quei debiti che non riferiscono alle fatture da pagare nel 2013.