LA STORIA
La storia del “Cavolo Vecchio” di Rosolini si intreccia con le abitudini alimentari della famiglia contadina che, a cavallo tra le due guerre e fino agli inizi degli anni ‘60, rappresentava la maggioranza delle famiglie. In ciascuna abitazione erano presenti il mulo e il cavallo, quali strumenti di trasporto e di lavoro dei campi. Ogni detentore di animali, possedeva una “Salina” (concimaia scavata nel terreno) in cui, periodicamente, veniva accumulato quanto prodotto dagli animali quando si “Nettava” (puliva) la stalla. La coltivazione del “Cavolo Vecchio” veniva realizzata proprio ai margini della “Salina”. A Rosolini, la coltivazione del “Cavolo Vecchio” ha continuato ad essere eseguita da parte di un ristretto gruppo di persone che, utilizzandola solo per l’autoconsumo con seme autoprodotto, l’hanno salvata da sicura estinzione.
OGGI
Da circa due anni, un gruppo di giovani produttori hanno voluto intraprendere un percorso di salvaguardia e valorizzazione di questa storica pianta. Assistiti dal responsabile della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) di Rosolini e con il coordinamento della UOS di Ispica, dell’Assessorato Regionale delle Risorse Agricole e Alimentari, si sono costituiti in associazione, hanno stilato un disciplinare di produzione e hanno avanzato richiesta di riconoscimento al settore Presidi di Slow Food. La proposta di riconoscimento è stata subito accolta positivamente. Da poche piante, della produzione 2012, è stato prodotto circa 1,5 Kg di semi che in parte è stato utilizzato per la produzione di piantine per l’anno 2013. Per la produzione delle piantine è stato coinvolto il vicino vivaio della ditta ECOFABER che, a titolo gratuito, ha messo a disposizione la propria esperienza nel settore per la buona riuscita dell’iniziativa. Sono state prodotte circa 16.000 piantine che sono state distribuite agli 8 soci dell’associazione, realizzando piccoli appezzamenti di terreno investite dalla coltura. Durante il corso della produzione 2013, sono stati eseguite le verifiche ed i controlli da parte del referente scientifico per i presidi di Slow Food, che hanno avuto tutti un esito positivo. La produzione ottenuta, a partire dal mese di ottobre, è stata impiegata prevalentemente a scopo promozionale attraverso il coinvolgimento di ristoratori locali, supermercati e soprattutto nei mercatini locali dei contadini dove ha riscosso un notevole successo.
DESCRIZIONE
Il “Cavolo Vecchio” di Rosolini fa parte della famiglia delle Brassicacee e, secondo alcuni autori, è il capostipite da cui sono derivate tutte le diverse declinazioni di cavoli, broccoli, cavolfiori ecc… Viene definita come varietà “Acephala” da cui deriva il termine di “Cavolo da Foglia”. Si contraddistingue per la durata poliennale del ciclo biologico (fino a 5-7 anni) e per una fase vegetativa molto prolungata che gli ha fatto guadagnare il nome di “Cavolo Vecchio”. Nella stessa pianta si possono effettuare fino a 4-5 sfalci, a partire dal primo, in cui si interrompe la dominanza apicale e si favorisce la emissione di germogli secondari. Gli sfalci hanno inizio nel mese di ottobre fino al mese di marzo. La parte edibile sono i germogli teneri che sono caratterizzati da un accentuato sapore forte ,tipico delle brassicacee, che contraddistingue il “Cavolo Vecchio” da tutte le altre brassicacee. La pianta è molto rustica, resiste a lunghi periodi di siccità e, coltivata con l’uso di tecniche favorevoli, concimazioni organiche, irrigazioni di soccorso, sarchiature e controllo delle infestanti, può raggiungere dimensioni tali da coprire fino ad 1 mq di superficie. La coltivazione condotta con seme autoprodotto ha generato diversi fenotipi con caratteristiche spesso diverse, per cui sarebbe auspicabile un miglioramento genetico per selezionare le linee più interessanti dal punto di vista produttivo ed organolettico. Oltre al miglioramento genetico, al fine di allungare la freschezza dei germogli sfalciati e agevolare la commercializzazione, si potrebbero studiare tecniche di conservabilità in ambiente e temperatura controllata.