Eva Brugaletta –
Pane e acqua per gli studenti: il Comune dimezza il pranzo degli scolari, non stanziando fondi per la mensa. Le famiglie di circa 300 bambini dovranno pagare di tasca propria il pasto a metà. E proprio per questo motivo rischia addirittura di saltare di refezione scolastica, come annuncia lo stesso bando di gara utile ad affidare il servizio: “applicare la quota di contribuzione, pari al 100% del costo del pasto, potrebbe anche portare a non effettuare la refezione in alcune o in tutte le scuole”. Il fatto è stato denunciato in conferenza stampa dai rappresentanti del movimento Sviluppo e solidarietà (Ses), che avevano chiesto di discutere il problema in consiglio comunale, ma hanno ricevuto il diniego dell’iscrizione del punto all’ordine del giorno della prossima assise.
Il 24 settembre scorso, la Giunta municipale delibera l’affidamento del servizio di refezione scolastica nelle scuole dell’infanzia. «Chiediamo il 16 ottobre – denuncia il consigliere comunale Maria Carmela Spadaro (Ses) – chiarimenti sui ritardi nell’inizio del servizio di refezione scolastica da iscrivere all’ordine del giorno nel prossimo consiglio comunale. Il 25 ottobre, il presidente dell’assise Giuseppe Quarrella ci comunica che non è possibile procedere a quanto richiesto dai consiglieri del movimento (Spadaro e Angelo Fidelio)». Il Comune, lo stesso 25 ottobre, pubblica il bando di gara utile ad espletare del servizio di refezione scolastica.
Le scelte dell’amministrazione comunale, secondo Claudio Ganci dirigente di Ses, sono «contestabili nel metodo e nel merito». Nel metodo, perché «con modi poco democratici è stato vietato al consiglio comunale di discutere un argomento che crea disagi a 300 famiglie». Nel merito, perché «leggendo il bando per l’affidamento del servizio, si evince che la refezione scolastica avrebbe inizio solo nei primi di dicembre, quindi, con due mesi di ritardo rispetto alle previsioni. E perché gravare le famiglie del 100% dei costi sul pasto, per giunta dimezzato, potrebbe portare a non effettuare la refezione. In sostanza – conclude Ganci – il Comune scarica l’intero importo del pasto alle famiglie e, quindi, potrebbe verificarsi che alcuni bambini mangeranno in mensa, mentre altri saranno allontanati per consumare altrove un pasto frugale preparato prima d’andare a scuola e altri ancora saranno costretti a rientrare a casa per il pranzo».
Il pranzo costerà due euro e 40 centesimi più l’iva del quattro per cento. Il pasto è costituito da un primo, acqua minerale, frutta e pane. Oppure, da un secondo, contorno, acqua minerale, frutta e pane. «I bambini – evidenzia Marco Santoro coordinatore di Ses – hanno bisogno di un apporto nutrizionale giornaliero bilanciato così come prevede la piramide alimentare predisposta dall’Asp: il mono pasto non è accettabile».