Eva Brugaletta –
Respinto il ricorso avanzato nel tentativo d’annullare il dissesto finanziario del Comune. La Corte dei Conti, sezioni riunite in sede giurisdizionale, s’è pronunciata, giudicando «il ricorso del tutto inammissibile». E nel «dichiarare la propria giurisdizione», «condanna il ricorrente» (il sindaco Piero Rustico, rappresentato dall’avvocato Agatino Cariola) «al pagamento delle spese legali in favore delle parti costituite (presidenza del Consiglio dei Ministri, ministero dell’Interno, ministero dell’Economia e delle Finanze e prefettura di Ragusa), che liquida, per ciascuna di esse, in due mila euro».
Il sindaco Rustico è ora costretto a deporre le armi. La sentenza della Corte dei Conti è spietata e condanna improvvisazioni di natura legale. «Passando al vaglio della legittimazione attiva di Rustico – è infatti scritto nella sentenza – costituitosi nella qualità di sindaco, di componente della Giunta municipale ed anche di cittadino (legittimazioni a vario titolo contestate ex adverso) il Collegio rileva che il mandato a margine del ricorso è conferito nella sola qualità di sindaco e, pertanto, le altre qualità nelle quali il soggetto dichiara d’agire non assumono giuridica rilevanza nel presente giudizio».
La Corte dei Conti, nel rintuzzare il primo cittadino, evidenzia inoltre che «la competenza a dichiarare il dissesto appartiene al Consiglio comunale, il quale ha inteso così legittimamente esercitarla. Al contrario, esercitata da parte del Consiglio tale sua esclusiva competenza, è onere della Giunta e del sindaco porre in essere gli atti amministrativi ad essa conseguenti e non utilizzare surrettiziamente la sede giurisdizionale per la risoluzione di un conflitto che, per stessa ammissione del ricorrente (il sindaco Rustico), si caratterizza per forti connotazioni politiche». Ed ancora, il ricorso si dimostra «in genere inammissibile per mancanza dell’interesse a ricorrere ed anche della legittimazione ad agire contro l’amministrazione d’appartenenza, in quanto il giudizio amministrativo è finalizzato alla risoluzione di controversie intersoggettive e non è, di regola, aperto anche a quelle tra organi o componenti di organi dello stesso ente e non può, comunque, costituire uno strumento di soluzione delle contese politiche interne all’ente».
«Il sindaco s’è dimostrato politicamente incapace – dice il coordinatore di Sviluppo e solidarietà Marco Santoro che ha diffuso la notizia – lo dimostra il fatto che si sia affidato in modo surrettizio alla sede giurisdizionale, così come ha affermato dalla Corte dei Conti. Purtroppo il primo cittadino ha già dimostrato di non conoscere la dignità delle dimissioni».