Eva Brugaletta
Maria Carmela Spadaro sostituirà il consigliere comunale dimissionario Mario Santoro. Sviluppo e Solidarietà ha presentato ieri in conferenza stampa il nuovo elemento del gruppo consiliare del movimento, che giurerà durante la civica assemblea utile a deliberare il dissesto. Se l’assise non dovesse adottare lo strumento di risanamento finanziario alternativo, potrebbe essere il primo e ultimo consiglio comunale a cui parteciperebbe Spadaro, in quanto l’adunanza sarebbe definitivamente sciolta e il dissesto verrebbe deliberato da un commissario straordinario.
Spadaro, 48 anni, dipendente del Tribunale di Ragusa, volontaria a sostegno dei disabili da 14 anni, s’è mostrata onesta nel rivelare che «ha voluto pensarci bene prima di decidere di raccogliere l’eredità di Santoro, ma, sostituire l’ex consigliere ha voluto anche significare onorare il mandato conferitole dagli elettori». Poi, ha commosso i presenti, chiedendo «un applauso in ricordo di Rosaria Brancati», moglie di Santoro, scomparsa prematuramente diversi mesi fa, che «avrebbe voluto vicino in quel momento». Con la sua sensibilità, Spadaro ha dato un tocco di umanità all’arida politica.
Marco Santoro, invece, non ha voluto replicare al manifesto fatto affiggere dai partiti della maggioranza, dove si lanciavano pesanti accuse allo zio Mario Santoro e all’ex consigliere del movimento Concetto Sessa. Ha quindi tenuto a precisare che «Sviluppo e solidarietà non è abituato a rispondere a manifesti e volantini anonimi e diffamatori, privi di firme e di tipografia, che si nascondono dietro simboli politici e che hanno le caratteristiche della stampa sovversiva. Il movimento – aggiunge – esprime solidarietà anche agli altri consiglieri vittime dell’attacco del manifesto: Meluccio Fidelio, Titta Genovese, Paolo Monaca, Salvatore Spatola, Carmelo Padova, Pierenzo Muraglie, Giuseppe Roccuzzo e, in particolare, Sessa e Santoro, che sono stati pubblicamente e ingiustamente diffamati per avere portato avanti, con disinteresse, senso di responsabilità e legalità, idee ed opinioni».
Santoro, poi, ha definito Piero Rustico «il sindaco del dissesto», paragonandolo a «Nerone che accusa i cristiani d’avere dato fuoco alla città». E il termine cristiani lo ha posto tra virgolette inglesi. Inoltre, tiene a precisare che «il sindaco ricopre da ben otto anni anche la carica d’assessore al Bilancio e al Personale, quindi, come tale, doveva tenere sotto controllo i conti del Comune. Pertanto, l’artefice de l fallimento del Comune è il sindaco Piero Rustico. Ed ancora, sottolinea che «pochi intimi s’ostinano a glorificarlo per mantenere triplici incarichi e indennità», riferendosi a «Cesare Pellegrino (vicesindaco, assessore e consigliere) ed a Patrizia Lorefice (assessore, vicepresidente del consiglio comunale e consigliere)».
Santoro è un fiume in piena e continua a lanciare strali al primo cittadino. «Chiamando a raccolta il pubblico delle grandi occasioni – afferma Santoro – il sindaco usa fumogeni per nascondere le sue malefatte e soddisfare le proprie aspirazioni: mantenere la poltrona e indossare la fascia tricolore, tanto, per lui, non cambia nulla con il dissesto finanziario del Comune (il sindaco rimane infatti in carica ndc); a pagare il conto sono solo gli ispicesi. I problemi – continua – andavano affrontati, come più volte ribadito, senza fretta, superficialità e abbagli, evitando il fascino di vedere risolti i problemi economici del Comune con l’adesione al Piano pluriennale di riequilibrio finanziario, ritenuto, erroneamente dal sindaco, dotato di qualità risolutorie. Abbiamo ritenuto, in maniera coerente con la nostra scelta politica, – conclude Santoro – di non avallare decisioni che si rivelavano devastanti per la città. Il sindaco e gli assessori rimasti hanno voluto comunque intraprendere la strada della dichiarazione del predissesto, che s’è concretizzata in una vera e propria autodenuncia di cui, oggi, la Corte dei Conti chiede il conto».
Sulla stessa lunghezza d’onda Pippo Barone, esponente di Libertà e Buon governo, che continua a chiedere le dimissioni del sindaco Rustico. Condannando «l’espressione e i toni del manifesto apparso sui muri della città a firma delle forze politiche che continuano irresponsabilmente a sostenere il primo cittadino. La patetica strategia di offendere l’avversario – sostiene Barone – dimostra che il confronto chiaro e leale è terminato, per dare inizio agli insulti, tendando con poca destrezza di spostare l’attenzione su altri argomenti, fuggendo dall’amara realtà dei fatti. Troppi errori – conclude – sono stati commessi a danno dei cittadini, soprattutto sotto l’aspetto economico-finanziario, causati dalle amministrazioni guidate da Rustico».