Il 12 ottobre la scuola sciopera. I docenti, il personale ATA, i dirigenti, sono tutti chiamati ad astenersi dal lavoro per una giornata. Perché? Sono tante le cose che non vanno. I continui tagli ai finanziamenti: con la spending review vanno via altri 200 milioni di euro per la scuola pubblica. Le politiche del lavoro e del personale: con il passaggio ai ruoli ATA dei docenti inidonei per motivi di salute si producono quattro danni: agli stessi docenti messi a fare un lavoro che non conoscono, alle segreterie che si ritrovano private di personale competente, ai precari ATA che non avranno rinnovato il contratto per la riduzione di ulteriori 3.900 posti, alla scuola che sarà peggio organizzata.
Le retribuzioni: il contratto è bloccato, gli scatti di anzianità sono bloccati, le retribuzioni sono tra le più basse d’Europa. In più si chiede ai docenti di lavorare più ore senza compenso. E si scarica sul Fondo di istituto il pagamento di ore eccedenti e sostituzioni di dirigenti scolastici e DSGA che invece dovrebbero essere a carico del MIUR. Tornano in piazza anche gli studenti. C’è un dato nuovo e preoccupante nella rabbia di questi ragazzi, impauriti dalla crisi e disillusi dall’assenza di prospettive, che non credono più alle promesse degli adulti e a una politica che sentono lontana. È la dichiarazione di sfiducia di una generazione nei confronti dell’intera classe dirigente. Si sentono dire che devono avere pazienza perché i soldi non ci sono e poi li vedono rubati e sprecati da personaggi indegni di occupare le istituzioni. In questo quadro il malessere della scuola, sommato alle crescenti tensioni sociali, può diventare una miccia esplosiva. Non va sottovalutato il rischio della violenza, ma alle istanze di questi ragazzi non si può rispondere coi manganelli. Servono segnali immediati di reazione, ad esempio risposte concrete sul terreno del diritto allo studio e di un serio piano per l’occupazione giovanile. Con questo sciopero vogliamo scuotere la sensibilità dell’opinione pubblica e del governo. E ci auguriamo che ascoltino le nostre proposte.
Lino Quartarone
Docente scuola primaria – RSU – FLC CGIL