La cessione del titolo è la spada di Damocle sospesa sulla Virtus Ispica. Nonostante incomba tale pericolo, per il momento, il futuro della squadra è avvolto da un assordante silenzio. Nei giorni scorsi, si è detto di tutto: sono state mosse accuse pesanti rivolte a coloro i quali non stanno alzando un dito per impedire la cessione del titolo e attribuite gravi responsabilità ai dirigenti che non hanno saputo gestire la squadra.
La cessione del titolo è stata quasi data per scontata a cordate sportive dei comuni di Pozzallo e di Pachino, interessati al bottino. È seguito il silenzio. Poi, la clamorosa notizia che un gruppo di giovani imprenditori modicani volevano acquistare la Virtus Ispica. Il successivo incontro fra le parti sembrava aver avuto buon esito. Insomma, l’affare era fatto e tutti attendevano l’ufficialità della notizia e, invece, è sceso ancora una volta il silenzio. Un silenzio, forse, positivo che significa la non ancora cessione della Virtus e la scomparsa di un blasone sportivo che, in ottant’anni di storia, ha dato tanto allo sport.
È bene sottolineare che nessuno si è mosso per impedire che il titolo sia ceduto. Le forze imprenditoriali, in particolare, non si assumono tale responsabilità perché non basta rilevare il titolo, ma occorrono ancora 25 mila euro per sanare i debiti societari. E, poi, bisognerà ancora investire molto denaro per affrontare un campionato in Promozione, a partire dall’iscrizione al torneo.
Il Comune, purtroppo, se n’è lavato le mani. Come più volte ha denunciato il gruppo dirigente virtussino, nessuno aiuto è giunto da Palazzo di città.
La retrocessione in Prima categoria sarà il prezzo da pagare se qualcuno non smuove le acque.
Una proposta, però, è arrivata: una sottoscrizione cittadina salva Virtus Ispica, sotto il controllo del Comune.