È durata soli novanta giorni l’avventura politica dell’assessore Tiziana Mocanda. Si dimette, liberando il posto in giunta dei Servizi sociali. Segue a ruota il dimissionato Serafino Arena, evidenziando d’essere stata vittima del medesimo ostruzionismo riservato all’ex assessore allo Sport. Non è escluso che possa essere suo cugino, il consigliere comunale Titta Genovese, a prenderne il posto, ma il compromesso che chiederà al sindaco Piero Rustico sarà quello di non dimettersi dalla massima assemblea cittadina, come è stato imposto, ad esempio, al neo assessore Massimo Dibenedetto. Diversamente, Genovese potrebbe dare filo da torcere al primo cittadino, aiutando i dissidenti Arena e il consigliere Salvatore Spatola a creare scompiglio. Ma Rustico non sarà un avversario facile da abbattere e del caos, come sempre, ne farà la sua forza.
«Poche righe – scrive invece in un documento Moncada –. Solo per esprimere quello che sento e giustificare le mie dimissioni. Ho accettato con entusiasmo l’incarico che mi è stato affidato e ringrazio l’onorevole Innocenzo Leontini che mi ha sempre sostenuto, suffragando la mia nomina. Non ho mai fatto politica, se non in maniera indiretta. Tre mesi fa mi è stata data la possibilità di agire direttamente. Tante le insicurezze, ma unico l’obbiettivo: fare bene il mio lavoro. Non capita tutti i giorni di spendersi per la propria città. Sono moglie e mamma e, perciò, l’avere la possibilità di gestire un assessorato, quale quello dei servizi sociali, mi ha stimolato in modo particolare. Il mio entusiasmo era tanto e avrei voluto fare molto di più. Mi sono impegnata da profana della politica e ho avuto accanto persone che hanno creduto in me: ho dato tutta me stessa, cercando di fare quello che era giusto per coloro che avevano bisogno del mio aiuto. Continuerei, perché c’è molto da fare e tanta è la voglia di realizzarle. Perché, allora, dimettermi? Una sola parola: ostruzionismo. Ogni mia iniziativa era, a prescindere dalla sua validità, destinata a morire. Non mi è stata quindi data la possibilità di operare e lo spazio di agire come avrei voluto. La politica non è altro che servizio per la città, ma forse la mia è utopia, lo dimostra il fatto che non sono attaccata alla poltrona. E ne è un esempio l’ex assessore Arena. Dopo circa un mese dal mio insediamento è scoppiato il “suo” caso. Contestava al sindaco il fatto di non avere libertà d’azione. Non posso non essere d’accordo con lui. L’accentramento, la volontà di supervisionare ogni cosa rende una Giunta comunale priva di ogni potere. La democrazia è altra cosa. Ma siamo troppo lontani da tale realtà. Oligarchia, questa regna ad Ispica. Il potere, adesso, va a coloro che decidono per tutti. Ma chi pensa ai “tutti”? La mia unica colpa – conclude – è stato l’eccessivo idealismo che si è scontrato contro una realtà decisamente diversa: monopolio e totale potere al sindaco. Con grande dispiacere mi metto da parte, sperando che un giorno le cose possano cambiare».
EVA BRUGALETTA