Permangono allagati molti appezzamenti di terra a distanza di sei mesi dagli eventi calamitosi. Il comitato “Santa Maria del Focallo, Marina Marza” denuncia il fatto al prefetto Giovanna Cagliostro, allegando un dossier fotografico.
I canali di raccolta continuano ad essere otturati a Marina Marza, impedendo il deflusso a mare delle acque piovane accumulatesi a causa dei tre eventi calamitosi, iniziati il due novembre scorso.
L’eccessiva acqua, ancora presente in molti terreni, impedisce qualsiasi coltura e distrugge le piante esistenti, ormai con le radici annegate da sei mesi. Per tale motivo, il Comitato, stante la disponibilità della prefettura a seguire la problematica, ha ritenuto opportuno richiamare l’attenzione su tale grave problema. «È questo il tempo della revisione di tutti i canali di scolo – afferma il presidente del Comitato Tiziana Scuto –. Questi prossimi quattro mesi devono servire per una revisione generale di tutta la canalizzazione esistente e per il ripristino delle criticità consentendo il deflusso delle acque piovane a mare per far fronte alle piogge autunnali ed invernali che, se non si interviene adesso, devasteranno nuovamente il nostro territorio».
Nella missiva inviata al prefetto Cagliostro, è scritto che i canali rimangono sporchi «nonostante l’Amministrazione comunale si sia resa disponibile ed attiva nella dichiarazione di volontà per la ripulitura dei canali e dei collettori di attraversamento della viabilità pubblica, assicurando di voler proseguire senza soluzione di continuità con l’emissione delle specifiche ordinanze, al fine di definire il ripristino del reticolo idraulico dell’intera area col conseguente completo deflusso delle acque verso il mare». Evidenziando inoltre che «sono trascorsi sei mesi dall’evento calamitoso e, a ancora oggi, non è si è ricevuto sollievo dell’intervento promesso, nonostante fosse stato stabilito che, nel caso in cui i destinatari dei provvedimenti non avessero eseguito direttamente l’attività di pulizia e ripristino dei canali di scolo, si sarebbe intervenuti con il contributo del Consorzio idraulico volontario delle saie della Marza, che opera in regime di convenzione. Non si comprende come e quali situazioni di criticità – conclude la missiva – l’ufficio possa e voglia continuare ad attenzionare, in conseguenza del rischio idrogeologico, che, si ritiene e reputa, con male evidenza, mai iniziato e, pertanto, eccessivamente lontano da definizione. Forniscono prove le foto allegate sullo stato dei luoghi e delle proprietà private, ancora sommerse».