Un omaggio a Guttuso impreziosisce l’ambiente artistico cittadino. La galleria d’arte contemporanea «La Calandra», ancora una volta, si distingue per mettere insieme importanti contributi d’arte forniti da personaggi del calibro di Salvo Barone, Francesco Bertrand, Sandro Bracchitta, Carmelo Candiano, Mavie Cartia, Franco Coppa, Franco Polizzi, Gesualdo Prestipino, Lela Pupillo, Lucia Ragusa, Piero Rub Roccasalvo, Filippo Sgarlata e Gaetano Tranchino, allestendo un collettiva dedicata al pittore siciliano. La mostra sarà inaugurata, sabato, alle 20,00, e rimarrà aperta al pubblico dal 28 aprile al 26 maggio.
Dimostra l’importanza della collettiva dedicata a Guttuso, il contributo offerto a «La Calandra» dalla Regione, dall’Ars e dalla Camera di Commercio.
Renato Guttuso è un pittore scolpito nella storia. È nato a Bagheria, ma i genitori hanno preferito denunciarlo a Palermo per le loro idee liberali.
Bagheria è importante nella formazione artistica di Guttuso. In quel contesto, entrò in contatto con il mondo della pittura. E come raccontò egli stesso: «Tra gli acquarelli di mio padre, lo studio di Domenico Quattrociocchi, e la bottega del pittore di carri Emilio Murdolo prendeva forma la mia strada, avevo sei, sette, dieci anni»; Bagheria continuerà a fornirgli, per tutta la vita, uno straordinario repertorio di immagini e colori.
Negli anni Cinquanta, a Parigi, Guttuso ha stretto amicizia con Pablo Picasso, il legame durerà tutta la vita.
In Italia, invece, con gli amici Birolli, Vedova, Marchiori, il gallerista Cairola ed altri ancora, fonda il movimento «Fronte nuovo delle arti», un gruppo di artisti impegnato politicamente che recuperava le poco conosciute esperienze artistiche europee a causa del fascismo.
Nella pittura di Guttuso, infatti, sono presenti temi sociali e di vita quotidiana: picconieri della pietra dell’Aspra, zolfatari, cucitrici, manifestazioni di contadini per l’occupazione delle terre incolte.
Nel 1985, affresca i 120 metri quadrati che rappresentano la volta del soffitto del teatro lirico Vittorio Emanuele di Messina, rappresentando la leggenda del Cola Pesce.
Il 18 gennaio del 1987 muore lasciando le opere più importanti alla galleria nazionale d’Arte moderna di Roma.