L’imprenditoree deputato regionale Pippo Gennuso annuncia una esposto-querela nei confronti del giornalista Paolo Borrometi, direttore del giornale “LaSpia.it”.
“Continua l’azione diffamatoria nei miei confronti da parte del giornalista Paolo Borrometi – dichiara Gennuso – che non perde occasione per tentare di screditarmi davanti all’opinione pubblica. Ultima azione persecutoria, in ordine di tempo, è stato l’annuncio dell’uscita del suo saggio dal titolo “Un morto ogni tanto”, edito dalla società Solferino di Milano. Borrometi scrive sulla pagina Facebook del giornale che dirige che le società che fanno parte del gruppo imprenditoriale Gennuso “hanno gli stessi commercialisti di Messina Denaro”. Sono in grado di dimostrare che si tratta soltanto di calunnie e di diffamazione a mezzo stampa”.
Secondo Gennuso “Borrometi ha avviato una campagna di stampa per accreditarsi come paladino dell’Antimafia, nel tentativo maldestro di fare cassa con il suo libro; per questo scrive il falso quando si riferisce alla Sia Srl (Società Immobiliare Alberghiera) e mi cita – scrive il deputato regionale – in un periodo nel quale non ero neppure socio. I commercialisti che lui chiama in causa, revisori dei conti, furono proposti all’assemblea dei soci dalla Signora Giorgina Gennuso che dal 2004 al 2007 possedeva il 9% delle quote societarie. Questi professionisti per quanto mi risulta non hanno mai redatto un verbale nell’ambito della società. Io, tra l’altro, sono diventato socio della Sia nel 2008 e dal mio ingresso, non ci siamo avvalsi di questi professionisti contabili perché all’interno del nostro Gruppo abbiamo personale dipendente. Quanto scritto dal giornalista Borrometi – accusa Gennuso – è lesivo della mia immagine e della mia onorabilità. Per questa vicenda ho già dato mandato ai miei avvocati di avviare azione legale non soltanto nei confronti del giornalista Borrometi, ma anche della stessa società editrice “Solferino” che ritengo abbia responsabilità oggettive per avere pubblicato un passaggio che mi chiama in causa destituito da ogni fondamento. Informerò di questa vicenda – conclude il deputato – le Commissioni nazionale e regionale Antimafia, nonché il Procuratore della Dna, Federico Cafiero De Raho”.